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Leggibilità della segnaletica verticale con Mobile Eye Detector

Uno studio condotto dall'Università di Bologna per valutare la leggibilità della segnaletica verticale e la sua influenza sulla condotta di guida degli utenti

Leggibilità della segnaletica verticale con Mobile Eye Detector

Attraverso l’analisi dei video registrati per ogni soggetto è stato possibile individuare i segnali verticali visti e quelli non visti. Il criterio seguito per scegliere se un elemento è stato visto oppure no si basa sulla posizione che il cursore indicante il punto di sguardo occupa nella scena. Se si sovrappone a un segnale (o è molto prossimo), a qualsiasi distanza sia posto quest’ultimo purché nel campo visivo del partecipante, allora l’operatore lo considererà come “visto”. Se ciò non accade, l’operatore lo considererà come “non visto”. Immediatamente dopo la guida, ad ogni partecipante è stato chiesto di segnare su una mappa i segnali verticali che ricordava lungo il percorso, al fine di valutare quali fossero i segnali rimasti impressi al campione (recall test).

I risultati ottenuti

Sul percorso di lunghezza totale di 8,34 km è stata valutata la presenza di 75 segnali verticali (di divieto, di priorità, di obbligo, di pericolo e di informazione), con una media di distanza tra due segnali successivi pari a 112,2 m. In media, l’osservazione di ogni cartello stradale, ponderata in base alla frequenza con la quale ogni cartello stradale è stato visto, risulta del 25,06%. In altre parole solo un segnale su quattro è stato visto dai partecipanti al test. Dei segnali osservati, il 27,94% riguarda quelli di pericolo e il 32,06% riguarda quelli di limite di velocità. Questi dati sono ancor più significativi se si considera che durante il test i partecipanti hanno indossato il Mobile Eye XG, hanno guidato un’auto non di proprietà ed erano consapevoli che il loro comportamento di guida era oggetto di studio. In queste condizioni è lecito supporre che il loro stile di guida sia stato più attento e prudente rispetto alle condizioni reali.

La capacità media di ricordare un segnale stradale è di cinque elementi (± 3,96), ovvero il 6,66% del totale incontrato lungo l’intero percorso. La maggior parte dei segnali stradali ricordati (69%) sono quelli di limite di velocità, uniformemente diffusi lungo tutto il percorso.

Conclusioni

I risultati ottenuti dalla sperimentazione condotta, finalizzata alla valutazione della leggibilità della segnaletica verticale e della sua influenza sulla condotta di guida degli utenti, permettono di trarre le seguenti conclusioni: 

  • il Mobil Eye – XG si è dimostrato un utile ed efficace strumento per il tracciamento dei movimenti oculari dei conducenti dei veicoli, poiché consente di valutare cosa effettivamente guardi l’utente e come, di conseguenza, adatti la sua condotta di guida; 
  • la segnaletica verticale si conferma una fonte di informazione per i conducenti alla guida dei veicoli, ma i risultati ottenuti ne attenuano l’efficacia, in quanto evidenziano che solo il 25,06% dei segnali verticali posti lungo il tracciato in esame è stato osservato e di questi solo il 6,66% è stato ricordato dal campione alla fine del percorso. Una possibile spiegazione del fenomeno è da ricercare nel fatto che i segnali verticali sono principalmente ubicati al margine della carreggiata in posizione laterale rispetto al campo visivo degli utenti e ciò induce a considerarli uno stimolo periferico che si sovrappone alla funzione primaria di guida rivolta in avanti.

Alla luce dei risultati ottenuti, occorre quindi definire nuove regole di progetto e di installazione della segnaletica verticale su strada, in grado non solo di rispondere alle Normative vigenti, ma anche di considerare l’interazione psicologica che intercorre tra conducente e infrastruttura stradale.

Ringraziamenti

Gli Autori colgono l’occasione per ringraziare il settore Lavori Pubblici della Provincia di Bologna (Dott. Ing. Davide Parmeggiani, Dott. Ing. Ursula Montanari, Geom. Claudio Benni) e il Prof. Marco Costa della Facoltà di Psicologia dell’Università degli Studi di Bologna per il fondamentale contributo fornito nella sperimentazione.