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Cosa imparare dalle cifre sulla sicurezza stradale

La Commissione Europea ha pubblicato le statistiche 2015 sulla sicurezza stradale

Cosa imparare dalle cifre sulla sicurezza stradale

Ormai da più di 20 anni, la Commissione Europea si è attivata per aumentare la sicurezza sulle strade e diminuire il numero delle vittime. Il primo programma europeo risale infatti all’inizio degli anni Novanta ed è stato seguito da altri sempre più ambiziosi e precisi. L’obiettivo attuale, ridurre della metà il numero di vittime entro il 2020 è stato lanciato all’inizio di questo secolo e ribadito con la comunicazione “Europa 2020” nel 2010.

Dal 2000 ad oggi, l’UE ha compiuto progressi notevoli in questo campo; si è registrato, infatti, un abbassamento del 43% di vittime fra il 2001 e il 2010, seguito da una diminuzione ulteriore del 17% fra il 2010 e il 2015. Inoltre, l’Europa registra il più basso tasso di mortalità sulle strade al mondo (51,5 morti per milione di abitanti, contro i 106 degli USA e i 174 a livello mondiale). Bisogna però notare che negli ultimi anni i progressi sono notevolmente rallentati, fino ad arrivare a una stagnazione del numero di decessi nel 2013 e 2014 (alcuni Paesi sono addirittura in negativo, cioè i morti sono aumentati). La stessa tendenza si è purtroppo registrata anche nel 2015, addirittura con un leggero aumento rispetto all’anno precedente (26.000 decessi contro i 25.900 del 2014).

  • La Commissione Europea ha pubblicato le statistiche 2015 sulla sicurezza stradale
    La Commissione Europea ha pubblicato le statistiche 2015 sulla sicurezza stradale
  • Le statistiche a livello europeo rivelano che il 22% delle vittime sono pedoni, l’8% ciclisti, il 15% motociclisti
    Le statistiche a livello europeo rivelano che il 22% delle vittime sono pedoni, l’8% ciclisti, il 15% motociclisti
  • Le statistiche preliminari per Paese per il 2015 riguardanti le vittime della strada per milione di abitanti
    Le statistiche preliminari per Paese per il 2015 riguardanti le vittime della strada per milione di abitanti (Fonte: Commissione Europea
    Le statistiche preliminari per Paese per il 2015 riguardanti le vittime della strada per milione di abitanti (Fonte: Commissione Europea

Come spiegare questo fenomeno?

Esistono in realtà diverse cause, tutte ugualmente valide; fra le principali si possono citare: l’interazione maggiore in città fra utenti motorizzati e non, l’aumento del numero di utenti deboli (pedoni, ciclisti, motociclisti), le cattive abitudini degli utenti della strada (uso del cellulare alla guida ma anche pedoni che camminano guardando il loro telefonino), le condizioni climatiche (inverni più dolci) che favoriscono la densità del traffico, la diminuzione delle risorse consacrate alla manutenzione delle strade e dei veicoli. Naturalmente le tre cause più importanti di vittime in caso degli incidenti stradali rimangono sempre le stesse: alta velocità, mancato uso delle cinture di sicurezza e guida sotto l’influsso di alcool o droghe. Queste tre cause rappresentano circa l’80% degli incidenti e dei decessi in Europa. Gli studi effettuati dalla Commissione indicano inoltre che il 90% degli incidenti ha come causa l’errore umano.

Da qualche anno, inoltre, la Commissione si è interessata a un aspetto finora trascurato; le statistiche dei feriti (in particolare i feriti gravi). Per ogni persona deceduta, ci sono in media cinque persone che subiranno conseguenze del loro incidente per il resto della loro vita. Oltre ad essere più numerose, le ferite gravi sono anche più costose per la società civile (spese mediche e di riabilitazione, spesso per lunghi periodi). Ovviamente, gli utenti vulnerabili sono i più esposti al rischio di ferite gravi e/o permanenti. Nel 2015, la Commissione ha stabilito una nuova definizione comune di ferito grave, basata su criteri esclusivamente medici, e tutti gli Stati membri hanno iniziato a raccogliere statistiche su questa base (prima ogni Stato aveva la sua definizione di ferito grave). Questa procedura permetterà alle Autorità europee di seguire e paragonare i risultati del vari Paesi e determinare i passi ancora da compiere per migliorare queste statistiche. Proprio utilizzando questa nuova definizione, la Commissione ha recensito, nel 2015, 135.000 feriti gravi.

Come sempre con questo genere di statistiche, occorre notare come, malgrado tutti gli Stati membri abbiano migliorato i loro risultati, esistono forti differenze fra Stato e Stato. Nel 2015 gli Stati con il miglior tasso di decessi per milione d’abitanti sono stati Malta (26), Svezia (27) e Paesi Bassi (28) mentre i peggiori sono stati Lettonia (94), Romania e Bulgaria (entrambi con 95). Per la prima volta, nessuno Stato presenta un tasso superiore a 100. Quasi paradossalmente, però, gli Stati con il tasso migliore non hanno registrato miglioramenti nel paragone 2014/2015 (anzi, Malta ha leggermente peggiorato il suo risultato, mentre gli altri due sono rimasti stabili). È invece fra i Paesi di “fondo classifica” che si registrano i miglioramenti migliori (Lettonia -11%, Lituania -10%). Non c’è quindi una tendenza stabilita valida in tutti i Paesi membri dell’UE (alcuni migliorano, altri restano stabili, altri addirittura peggiorano) e questo è uno dei problemi principali al quale è confrontata la Commissione nel decidere le Norme comuni in materia di sicurezza stradale.

Alcune cifre

Solo il 7% dei decessi sono avvenuti in autostrada (per il 6% degli incidenti), contro il 38% in zona urbana (27% degli incidenti) e il 55% su strade secondarie (67% degli incidenti). Le statistiche a livello europeo rivelano che il 22% delle vittime sono pedoni, l’8% ciclisti, il 15% motociclisti. Queste tre categorie rappresentano i cosiddetti “utenti deboli della strada”. Anche in questo caso esistono grandi differenze tra i vari Stati; il numero di vittime fra i pedoni è particolarmente alto in Romania, Lettonia, Estonia, Polonia e Lituania, Paesi nei quali rappresentano più del 30% delle vittime totali. Tra il 2010 e il 2015 il numero dei pedoni vittime della strada è diminuito dell’11% (contro una diminuzione media del 17%).

Il numero dei ciclisti deceduti decresce in maniera lenta (–4% fra il 2010 e il 2015). I Paesi con un alto tasso di mortalità dei ciclisti sono, ovviamente, quelli nei quali esiste una cultura ciclistica molto sviluppata (Paesi Bassi 25%, Danimarca e Svezia 16%). La diminuzione del numero di motociclisti vittime degli incidenti è in linea con la statistica totale, ma anche in questo caso, in alcuni Paesi si registra un alto numero di vittime; è il caso di Grecia (31%), Italia (21%), Francia (19%). I maschi rappresentano i tre quarti delle vittime (76%) mentre la fascia d’età più a rischio rimane sempre quella dei giovani fra i 15 e i 24 anni (16% delle vittime). Fortunatamente, è anche la fascia d’età che più ha migliorato le statistiche, con una diminuzione del 32% fra il 2010 e il 2015. Le statistiche divergono leggermente per quanto riguarda le zone urbane; per fascia d’età i decessi fra i 15 e i 24 anni sono il 15%, fra 25 e 49 il 29%, fra 50 e 65 il 19% e oltre i 65 il 34% (questa statistica non tiene conto della condizione del deceduto – automobilista, pedone, motociclista, eccetera). Il 39% dei deceduti erano pedoni, il 31% guidava una due ruote (bicicletta, motorino, moto), il 25% era automobilista e il 5% guidava un furgone o un camion.

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