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La bicicletta ha una sua legge

Approvato definitivamente un provvedimento che stabilisce cosa fare, come farlo e quanti soldi destinare alla mobilità ciclabile.

La mobilità ciclistica da pochi giorni ha una sua legge quadro. E’ un passo importante non solo per gli appassionati, ma anche dal punto di vista economico e ambientale. Oltre che di metodo. D’ora in avanti, infatti, gli stanziamenti per accrescere le infrastrutture dedicate alle biciclette saranno obbligatori.

Cosa dice la legge

Il 21 dicembre scorso, dopo l’approvazione alla Camera, anche la Commissione Trasporti del Senato in sede deliberante ha dato il suo via libera al provvedimento con un voto all’unanimità. Entro sei mesi dall’entrata in vigore, il Ministero delle Infrastrutture dovrà elaborare, ed emanare con un suo decreto, un piano generale della mobilità ciclistica della durata di tre anni. Ogni anno, inoltre, entro la fine di giugno, lo stesso Mit dovrà presentare al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione del medesimo piano. La stessa cosa dovranno fare Regioni e Comuni.

Poi ci sono i soldi. La legge approvata dal Senato prevede uno stanziamento di 500 milioni di euro lungo un arco di tempo pari a sei anni a partire dallo scorso anno. In altri termini, per il 2016 e il 2017 le risorse sono pari rispettivamente a 96 e 283 milioni e sono presenti in un emendamento alla Legge di stabilità voluto dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio. I 158 milioni destinati al 2018 saranno invece inseriti direttamente nel fondo annuale per le infrastrutture sempre del Mit.

Le prime opere

Ma cosa si farà con i primi fondi. Prima di tutto prenderanno forma le prime dieci ciclovie nazionali, per un totale di oltre 6.000 km. Sono  VenTo, da Venezia a Torino lungo il Po, Ciclopista del Sole da Verona a Firenze, il romano Grab, grande raccordo anulare delle biciclette, Acquedotto pugliese. A questi quattro grandi itinerari scelti lo scorso anno, si sono aggiunte la ciclovia del Garda, la Trieste -Lignano Sabbiadoro -Venezia, la ciclovia Adriatica, da Venezia al Gargano, quella della Magna Grecia, da Potenza a Pachino, in Sicilia, l’anello della Sardegna, da Santa Teresa di Gallura a Cagliari, Alghero e infine Sassari, la Tirrenica da  Ventimiglia a Fiumicino.

I commenti

“La mobilità ciclistica è una priorità. Adesso è legge”, ha commentato Delrio che ha subito aggiunto: “La Cenerentola della mobilità, la bicicletta, assume pari dignità in città, in periferia e nei percorsi turistici, rispetto agli altri mezzi e guida il cambiamento verso la mobilità sostenibile”. Mentre Antonio Decaro, Presidente dell’Anci e sindaco di Bari, che della legge approvata il 21 dicembre è stato, da deputato, primo firmatario, ha spiegato: “Questa legge è una svolta epocale per un Paese in cui il 65% delle persone si sposta in auto su percorsi inferiori ai cinque chilometri: tutti automobilisti che potrebbero facilmente trasformarsi in ciclisti”. Proprio Decaro ha sottolineato i contenuti principali del provvedimento: “Il testo promuove l’uso delle bici attraverso l’obbligo di realizzazione di biciplan comunali, provinciali e regionali, con appositi incentivi, con la realizzazione di stazioni di bike sharing presso le stazioni ferroviarie e dei bus extraurbani, con l’obbligo di introdurre nel regolamento comunale spazi e parcheggi per le biciclette, con la possibilità di utilizzare case cantoniere e stazioni ferroviarie abbandonate come punti di scambio per chi usa le due ruote o fa cicloturismo, con la conversione in piste ciclabili dei sedimi ferroviari o di corsie che fiancheggiano gli acquedotti, non più usate per i loro scopi originari. Insomma, un mix di regole e incentivi che possono davvero rendere le città e il territorio extraurbano a misura di bici. Nell’interesse dell’ambiente e della salute”. Infine, Paolo Gandolfi, relatore della legge, ha puntato l’attenzione sul fatto che “per la prima volta la legge assegna al governo il compito di sviluppare la mobilità ciclistica, riconoscendole la stessa dignità del trasporto ferroviario e su gomma”. Entusiasta ovviamente la Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta), la cui Presidente, Giulietta Pagliaccio, ha commentato: “Finalmente si riconosce che la bicicletta non è un gioco per il tempo libero, come è stata sempre considerata, ma un vero mezzo di trasporto al pari degli altri”.