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A un anno dai crolli è un dramma superare il Po tra Lombardia ed Emilia

Definirla complessa sarebbe riduttivo. L’aggettivo più giusto, per definire la situazione dei collegamenti stradali tra Lombardia ed Emilia è drammatica.

Parola di autotrasportatori, per i quali si è fatto portavoce Piero Olzi, rappresentante della Fai, federazione autotrasportatori italiani di Cremona. Una situazione drammatica dovuta soprattutto ai divieti di transito per i mezzi pesanti sui malridotti ponti sul Po, che fungono da collegamento persone e merci tra le due regioni, diventati off limits dopo il crollo di alcuni cavalcavia un anno fa e dopo l’epidemia di panico di fronte a qualsiasi richiesta dl rilasciare un’autorizzazione al transito che sembra aver colpito tutti i funzionari di pubblica amministrazione.

“L’ammaloramento dei manufatti ha obbligato le amministrazioni a intervenire in maniera drastica per prevenire situazioni tragiche”, scrive a “stradafacendo.tgcom24” Piero Olzi, elencando le situazioni più gravi. Come quella che riguarda “il ponte tra Pieve Porto Morone (in provincia di Pavia) e Castel Sangiovanni (Piacenza), chiuso per i mezzi oltre le 10 tonnellate da un anno, obbligando le imprese di trasporto a utilizzare l’autostrada o il ponte della Becca, sempre a Pavia, per il quale si teme però, a breve, la chiusura per gli stessi problemi”.

O come quella del ponte di Cremona che è da anni interdetto ai mezzi oltre 20 tonnellate. Stessa cosa per il ponte Verdi tra San Daniele (Cremona) e Roccabianca (Parma) rimasto chiuso per restauro quattro mesi, ora riaperto ma con un enorme punto interrogativo perché uno dei piloni centrali sembra sia totalmente da sostituire.

Ora funziona a senso unico alternato caricandosi di tutto il traffico che proviene dai mezzi che non possono percorrere il ponte tra Casalmaggiore (Cremona) e Colorno (Parma), chiuso per danni irreparabili alla struttura.

Il traffico viene in parte smistato sul ponte di Viadana”, sottolinea il rappresentante della Fai di Cremona, “ma le amministrazioni di quella zona temono che il traffico in eccedenza possa danneggiare anche tale struttura. Le amministrazioni locali sono impegnate a cercare soluzioni, ma il tempo corre e l’economia ne soffre.

In particolare l’autotrasporto, che perde commesse e clienti o subisce rincari dovuti sia all’aumento dei chilometri da percorrere per assicurare il trasporto, sia per l’aumento delle ore di guida che riducono la produttività dei trasportatori. Serve un intervento globale e generale cui solo il governo centrale può e deve trovare in termini di risorse”.

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