Condividi, , Google Plus, LinkedIn,

Stampa

Smog, l’UE mette l’Italia ancora sotto accusa

L’Europa punta ancora una volta il dito sull’Italia (ma non solo). Come anticipato anche da Le strade dell’informazione, è arrivata ieri la decisione della Commissione Ue che ha dato il via alla seconda fase della procedura d’infrazione contro il nostro Paese per l’inquinamento eccessivo da biossido d’azoto (NO2).

Ad essere sotto accusa anche Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna; mentre le città pietra dello scandalo sono in particolare Roma, Milano, Torino, Berlino, Londra e Parigi. Ai Paesi finiti nel mirino di Bruxelles è stato inviato un parere motivato nel quale si contesta la violazione della Direttiva Ue del 2008 e si chiede di spiegare entro due mesi come intendono mettersi in regola.

La comunicazione dell’esecutivo di Bruxelles, stando a quanto scritto in una nota, ha tutto il sapore di un ultimatum dato ai Paesi perché “non hanno affrontato le ripetute violazioni dei limiti di inquinamento dell’aria per il biossido di azoto (NO2) che costituisce un grave rischio per la salute”. Sotto specifica accusa sarebbero poi il traffico stradale e i motori diesel.

Ma probabilmente il problema più grandi sono i tempi di risposta dati da Bruxelles: se gli Stati membri non agiranno entro due mesi per mettere in campo “misure idonee” a risolvere il problema, si sottolinea nella nota, “la Commissione potrà decidere di deferirli alla Corte di giustizia dell’Ue”.

Secondo la Commissione, gli Stati dell’Ue devono tenere conto che occorre “garantire una buona qualità dell’aria e salvaguardare la salute pubblica” e che più di 400 mila cittadini muoiono prematuramente nell’Ue ogni anno a causa della scarsa qualità dell’aria, mentre milioni di persone, inoltre, soffrono di malattie cardiovascolari e respiratorie causate dall’inquinamento atmosferico. Solo nel 2013 il persistere di elevati livelli di NO2 ha causato quasi 70.000 morti premature in Europa: pressoché tre volte il numero dei decessi causati da incidenti stradali nello stesso anno.

La risposta del Governo Italiano

Di fronte alla seconda procedura d’infrazione il Governo non ha tardato a far arrivare una prima risposta. “E’ chiaro a tutti che il problema dello smog non si risolve da un giorno all’altro: è il motivo per cui non può sorprendere l’apertura della seconda fase dell’infrazione, rispetto alla quale siamo del resto in buona compagnia in Europa. Siamo convinti che la Commissione riconoscerà il nostro cambio di marcia”, ha dichiarato Gian Luca Galletti, Ministro dell’Ambiente che ha aggiunto: “Dalle misure previste nel protocollo per la qualità dell’aria di fine 2015 sono stati fatti notevoli passi in avanti per mettere in condizione le Regioni, che sono responsabili degli interventi, di operare con la massima rapidità”.

Galletti ha poi aggiunto che sono stati resi disponibili 11 milioni per quei comuni che hanno attuato nei periodi di maggiore concentrazione di smog una serie di misure anti-inquinamento; mentre sono in fase di valutazione i progetti presentati sul bando da 35 milioni per la mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro. “Stiamo andando avanti – ha detto ancora il Ministro -, pure sui 50 milioni per la realizzazione di infrastrutture tra cui le colonnine di ricarica elettrica, sull’acquisto nazionale centralizzato di mezzi pubblici ecologici e su tutto il fronte dell’efficienza energetica, una delle chiavi per risolvere il problema smog alla radice: tra questi i 250 milioni per le scuole, i 70 per li edifici della Pa centrale, il fondo di efficienza energetica nazionale e ovviamente l’ecobonus esteso fino al 2021 e allargato ai condomini”.

Cosa stabiliscono le regole europee

La legislazione dell’Ue sulla qualità dell’aria ambiente (Direttiva 2008/50/CE) stabilisce valori limite per gli inquinanti atmosferici, tra cui l’NO2; in caso avvengano superamenti, gli Stati membri sono tenuti ad adottare e attuare piani per la qualità dell’aria che stabiliscono misure adeguate a rimediarvi nel più breve tempo possibile.

L’ultimo parere motivato dell’Europa, per quanto riguarda l’Italia, si riferisce a persistenti violazioni dei valori limite per l’NO2 in 12 zone di qualità dell’aria, tra cui Roma, Milano e Torino e l’area padana.

La proposta degli agricoltori

Mentre l’Europa rimette sotto accusa l’Italia per lo smog, la Coldiretti lancia una proposta. Bisogna intervenire – hanno spiegato i rappresentanti dei coltivatori diretti -, in modo strutturale per combattere lo smog con un bonus fiscale verde per favorire la diffusione di parchi e giardini in città capaci di catturare le polveri e di ridurre il livello di inquinamento.

Secondo l’analisi della Coldiretti, le metropoli italiane hanno una ridotta disponibilità di spazi verdi che concorrono a combattere le polveri sottili e gli inquinanti gassosi, che va dagli appena 15,9 metri quadrati di verde urbano per abitante a Roma ai 17,2 di Milano fino a 21 di Torino.

Una pianta adulta – sottolinea la Coldiretti – è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili, un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno. Da qui la richiesta di misure di defiscalizzazione degli interventi su giardini e aree verdi, cosiddetto “bonus verde” da realizzare con un meccanismo simile a quello previsto per il risparmio energetico, le abitazioni, i mobili o gli elettrodomestici.