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Nessuna opera in project financing con Piano Juncker

Il Piano Juncker, cioè il finanziamento agli investimenti grazie alla garanzia del fondo europeo Efsi, continua a funzionare molto bene in Italia per sostenere i prestiti alle Pmi, prestiti rischiosi che le banche non gli avrebbero concesso. I questi casi la Bei, con la garanzia Efsi, apre linee di credito con banche soprattutto locali, con il vincolo che girino i fondi a prestiti a Pmi. Le operazioni Fei (Gruppo Bei in Italia) sostenute dal fondo Efsi sono state 15, per linee di credito di 734 milioni di euro, tali da sbloccare investimenti per 11,2 miliardi.

L’Efsi ha funzionato anche nel sostegno a investimenti infrastrutturali di società private concessionarie pubbliche, nei settori gas, servizio idrico integrato, porti: circa un miliardo di finanziamenti erogati per 2,2 miliardi di investimento, ma senza considerare Pmi, R&S, navi).

Non c’è nulla, invece, nonostante fosse il settore a cui si pensava di più al momento del lancio del Piano Juncker, nel campo delle nuove infrastrutture in project financing, dove si pensava che l’Efsi avrebbe potuto esssere decisivo nello sbloccare vecchi e nuovi closing bancari per autostrade, tranvie, ospedali, centri sportivi. Nulla di tutto c’è.

Il vice-presidente italiano della Bei, Dario Scannapieco, osserva che «in Italia è molto complicato assumersi il rischio di costruzione. I tempi di approvazione e realizzazione delle opere sono troppo lunghi, i costi non sono mai definiti, i progetti messi in gara sono spesso a una fase troppo iniziale, soggetti a successivi cambiamenti. Non è il fondo Efsi a non essere adatto a questo tipo di operazioni, le stiamo anzi facendo bene in altri paesi europei».
«Posso dire che sulla Pedemontana Lombarda stiamo ancora lavorando, abbiamo collaborato con la Regione, così come con il Veneto, per rimediare alla cattiva costruzione iniziale dei progetti. Nel caso della Pedemontana Veneta abbiamo detto lo scorso anno che il progetto non era finanziabile. Ora c’è un tavolo che sta lavorando».

Bei e Cdp, come noto, ritennero il progetto della Pedemontana Veneta inaffidabile perché costruito su stime di traffico troppo generose (anche perché la Regione vorrebbe l’esenzione del pedaggio per piccoli tratti intermedi, per favorire i residenti, su un’autostrada che avrà probabilmente poco traffico di lunga percorrenza), per la garanzia del rischio traffico da parte della Regione (al di sotto di un certo limite garantito la Regione avrebbe dovuto versare un canone al concessionario), per un livello di profitto eccessivo calcolato nel Pef.

Il lavoro della commissione di esperti nominata dalla Regione Veneto sta concludendo il suo lavoro, cercando di migliorare la bancabilità del progetto.