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Macchine “intelligenti” e automobilisti poco smart

Queste rivoluzionarie “macchine intelligenti” possono scatenare comprensibili gelosie. Perché software, hardware e diavolerie informatiche varie, diciamocelo francamente, ormai sono in diretta, se non dichiarata, concorrenza con l’umanoide motorizzato.

Fino a ieri, l’agognata abilitazione rilasciata dalla scuola guida apriva, al neo conducente, scenari automobilistici e, di riflesso, sociali intriganti.

Ci si muoveva, finalmente patentati, alla volta di altre città. Nuove mete, nuovi orizzonti. Personalizzata, in qualche maniera, la vettura appena acquistata o quella del malcapitato genitore, si cercava di non passare inosservati. Magari, mettendo mano all’incolpevole marmitta. Che tempi, erano. Chi ha i capelli bianchi, se ha la fortuna di averli ancora, li ricorda sicuramente con un sorriso sulle labbra.

Quanti avrebbero ipotizzato, allora, che la tecnologia avrebbe (quasi) tolto il volante dalle nostre mani? Che l’agognata quattroruote avrebbe avuto la capacità di muoversi in completa autonomia e, aspetto non marginale, in condizioni di maggiore sicurezza? Il progresso è inarrestabile, lo tocchiamo con mano. The future is now, insomma. E poi, diciamocelo francamente, il termine “smart car”, “macchine intelligenti”, pare paventare, seppure velatamente, human-drivers (noi tutti) poco smart. Diventa, a voler pensare male, quasi una sottolineatura irridente per l’umano-guidatore.

Meglio, però, evitare polemiche sull’essere più o meno “sapientoni” quando si è on the road. Anche perché il numero dei morti e dei feriti, a causa degli incidenti stradali, conferma che qualcosa non torna rispetto alle abilità degli automobilisti. Si pensi solo che nel 2015, in Italia, si sono registrati oltre 170.000 sinistri con lesioni a persone, circa 3.500 vittime e 246.000 feriti. L’uomo al volante tende, ahinoi, a distrarsi, a sottovalutare i pericoli, a trasformare la car in una propaggine del proprio corpo. Con il risultato che molti non tollerano nemmeno di essere sorpassati, vedendo in questo una diminuito del proprio ego.
La tecnologia può sicuramente aiutare a ridurre il numero dei sinistri. E in questa direzione si muovono, d’altronde, ormai, quasi tutte le case costruttrici. Il settore dell’automotive è interessato da una rivoluzione che si rifletterà pure sulle infrastrutture e il trasporto pubblico. Con immaginabili vantaggi.