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Difesa del suolo, dal «fondo premier» anti-dissesto

Sarà dedicato al dissesto idrogeologico il primo prelievo dal fondo premier, istituito dalla legge di Stabilità 2017. La notizia è trapelata ieri a Palazzo Chigi, nel corso della presentazione del libro «Italiani con gli stivali», firmato dal capo dell’Unità di missione Italia Sicura, Erasmo D’Angelis.

In queste ore, infatti, il Governo sta chiudendo la trattativa per definire il quadro finanziario del prestito Bei dedicato agli investimenti sulla messa in sicurezza del territorio. La quota di compartecipazione italiana, pari a circa un miliardo di euro, sarà coperta con un accantonamento di 50 milioni di euro l’anno per i prossimi vent’anni. Un Dpcm firmato dal premier Paolo Gentiloni darà il via all’operazione.

L’operazione del prestito Bei è allo studio da diverse settimane. Il consiglio di amministrazione della Banca ha già deliberato una prima disponibilità da 800 milioni di euro. Questi saranno integrati da 200 milioni di euro della Ceb, la Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa. Per arrivare a chiudere l’operazione, però, mancano ancora due passaggi. Il primo riguarda l’attivazione della quota di cofinanziamento italiana, che dovrà essere pari a un altro miliardo. E la notizia emersa in queste ore punta in direzione del fondo premier, il maxi plafond creato dall’ultima legge di Bilancio: la sua dotazione, composta interamente da nuove risorse, è di 1.900 milioni di euro nel 2017, 3.150 milioni per il 2018, 3.500 per l’anno 2019 e di 3mila milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2032, da assegnare con decreti.

Al momento, questo fondo non è ancora stato impiegato in nessun modo. Il primo intervento, però, sembra molto vicino, perché la presidenza del Consiglio sta studiando un Dpcm che preleverà una parte di risorse da dedicare al prestito Bei: si tratta di 50 milioni l’anno che, spalmati su vent’anni, consentiranno di arrivare a un miliardo di cofinanziamento. Con la quota di competenza di Bei e Ceb, allora, si raggiungeranno i due miliardi, da dedicare al completamento del piano per le aree metropolitane e agli investimenti in quelle Regioni che, finora, sono state meno toccate dalle iniziative di Italia Sicura. La composizione dell’elenco dei progetti da mandare in cantiere sarà l’ultimo passaggio.

Con un sistema di questo tipo, per D’Angelis, ci si muove nella direzione giusta: «Quello che in Italia siamo già riusciti a fare nel campo dei soccorsi dovremo farlo anche sulla prevenzione strutturale. È nella prevenzione civile che servono gli interventi maggiori nei prossimi anni». Un’impostazione che trova d’accordo anche il presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci: «È evidente che in queste settimane il sistema di Protezione civile ha funzionato molto bene, ma non è avvenuto altrettanto per gli snodi che collegano la Protezione civile al sistema decisionale pubblico. È lì che dovremo intervenire». Un riferimento anche alla legge delega di riforma della Protezione civile: «Speriamo che il Senato la approvi, poi siamo pronti a portarla in Aula in tempi strettissimi».