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ANCE: il settore delle costruzioni è in stallo

Lo dicono i numeri dell’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni dell’Ance, che ha un titolo emblematico e riassuntivo della situazione: “2017 Perché l’edilizia non ha agganciato la ripresa”.

“Dai dati emerge con chiarezza una situazione di stallo nella quale versa il settore delle costruzioni, in controtendenza con l’andamento dell’economia in generale che evidenzia un consolidamento della crescita, tanto da far rivedere al rialzo le stime del Pil”, ha sottolineato il presidente dell’Associazione dei costruttori edili, Giuliano Campana, tanto da essere “stati costretti a rivedere al ribasso le stime, e la crescita che quest’anno avevamo previsto dello 0,8% si ferma a un misero 0,2%”. I numeri gli danno ragione, perché “mentre gli organismi nazionali rivedono al rialzo le stime del Pil per il 2017 (+1,4% Banca d’Italia e +1,3% Confindustria), il settore delle costruzioni non riesce ad agganciare la ripresa.

La stima per l’anno in corso degli investimenti in costruzioni è pari a un +0,2%: un aumento del tutto trascurabile per parlare di effettiva risalita”, si legge nel report, che rivela un -1,5% di investimenti in nuove abitazioni, un +0,2% di investimenti in opere pubbliche e un +0,5% investimenti in riqualificazione, lasciando che il settore della riqualificazione rimanga “l’ancora di salvezza dell’edilizia” rappresentando ormai quasi il 40% degli investimenti complessivi in costruzioni”.

Se da un lato c’è un lieve aumento degli occupati (+0,6%) nel primo trimestre 2017, che però non trova conferma nei risultati delle casse edili, che registrano riduzioni nelle ore lavorate e negli iscritti, complessivamente nei primi cinque mesi del 2017 la produzione ha registrato -0,3%. Sulle opere pubbliche, poi, nonostante nelle ultime manovre 2016 e 2017 siano stati stanziati 100 miliardi di euro distribuiti in 15 anni, “a fronte di tali stanziamenti nel Def era previsto per il 2016 un aumento degli investimenti in infrastrutture pari al 2%” ma “all’inizio dell’anno, a consuntivo, l’Istat ha certificato un calo del 4,5%, corrispondente a una riduzione di 1,6 miliardi di euro di investimenti rispetto al 2015”.

Tutto faceva pensare che sarebbe andato diversamente, da qui la delusione: «Le risorse stanziate – ha spiegato Edoardo Bianchi, vice-presidente Ance con delega ai Lavori pubblici – rimangono incagliate nei mille rivoli della macchina amministrativa, e non si traducono in lavori. In più ha pesato il Nuovo Codice, un quadro normativo in perenne movimento, e un processo decisionale farraginoso e inefficiente».

A fine 2015 l’Ance prevedeva per il 2016 un aumento degli investimenti in opere pubbliche del 6%, ma un anno dopo, nella congiunturale di gennaio 2017, i preconsuntivi indicavano un modesto +0,4%, ora diventato nei dati finali un tonfo del -4,5%. A gennaio si prevedeva un 2017 a +1,9%, ma ora le previsioni Ance (pag. 6) dicono +0,2% sul 2017, e la crescita vera (+4,0%) solo nel 2018.

Anche la spesa per investimenti dei Comuni segna nel 2016 una battuta d’arresto (-13,5%). Complessivamente dal 2008 la spesa in conto capitale si è ridotta del 47% mentre la spesa corrente è aumentata del 9,3%. Una tendenza confermata anche nel primo trimestre 2017” con una “spesa in conto capitale a -3,5% e una spesa corrente a +2,8%”.

Tra le soluzioni proposte da Ance c’è un intervento “per favorire un necessario e non più rinviabile processo di rigenerazione urbana e di sostituzione edilizia”, ha spiegato il presidente Campana, “che può essere reso possibile solo attraverso un uso intelligente e virtuoso della leva fiscale”.

Accanto a questo occorre una “semplificazione delle procedure urbanistiche ed edilizie che recenti provvedimenti normativi hanno introdotto” e “adeguati strumenti legislativi in grado di attivare quel processo di sostituzione edilizia che ancora nel nostro Paese rappresenta un tabù”. Restano, invece, “molto deludenti” i dati sui lavori pubblici “rispetto alle attese, soprattutto per l’impossibilità degli enti locali di cogliere le opportunità derivanti dalle nuove regole di finanza pubblica”, ha ammonito il numero uno di Ance.

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