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Allegato al DEF: occorrono 35 miliardi per opere strategiche

La previsione è contenuta nell’«allegato infrastrutture» al Def che sarà approvato martedì o mercoledì. Si tratta di «un fabbisogno di risorse economiche aggiuntive rispetto alla quota parte già finanziata» per rilanciare un piano di investimenti pubblici infrastrutturali prioritari rivisto in chiave fortemente selettiva e di coerenza con gli obiettivi di mobilità del Paese.

Una parte di questi fondi – la richiesta è per 23 miliardi circa – arriverà dal «fondo unico investimenti» di Palazzo Chigi 2017-2032 che si comincerà a programmare con singoli Dpcm già questa settimana. Altri 11,5 miliardi arrivano dal Fondo sviluppo coesione (80% al Sud) già ripartito, mentre è ancora scarico il «Fondo infrastrutture» che pure potrebbe essere lo strumento per completare il quadro finanziario. Svolta decisiva per risolvere il principale problema infrastrutturale del Paese un nuovo fondo da 800 milioni per la progettazione dei nuovi interventi e per le «project review».

Il documento allegato al Def, 162 pagine messe a punto dall’unità di missione del ministero delle Infrastrutture guidata da Ennio Cascetta e inviato nei giorni scorsi dal ministro Graziano Delrio al ministero dell’Economia, anticipa il nuovo Piano generale dei trasporti e il Documento pluriennale di programmazione (Dpp) ridisegnando l’intera mappa delle priorità infrastrutturali del Paese, con un elenco di 119 interventi (46 singole opere e 73 programmi diffusi di cui 50 per le città), divisi in sei capitoli: ferrovie, strade, porti e interporti, aeroporti, “cura del ferro” nelle 14 città metropolitane, ciclovie.

Di peso lo stop al progetto dell’Autostrada tirrenica Livorno-Civitavecchia per cui si prevede una «project review con valutazione delle possibili alternative, incluso la riqualifica dell’attuale infrastruttura extraurbana principale». Anche sullo Stretto si riparte da zero con un «progetto di fattibilità finalizzato a verificare le possibili opzioni di attraversamento sia stabili che non stabili». L’allargamento dell’Aurelia e il collegamento «non stabile» sullo Stretto sono due opzioni “minimali” che di fatto danno l’addio ai precedenti progetti dell’Autostrada tirrenica e del Ponte, provando a sbloccare l’impasse che si è creata. Sostanziale azzeramento, con la stessa logica, per la E45 Orte-Ravenna e per le prospettive, da sempre fumose, dell’Alta velocità Salerno-Reggio Calabria (che però sarà velocizzata). Va avanti la Torino-Lione ma la «project review è finalizzata a verificare la funzionalità merci e a ridefinire i costi dell’intervento».

Il Terzo valico va avanti ma vanno «ottimizzati l’inserimento nella rete esistente e il modello di esercizio». La Statale Jonica 106 sarà rivista per ridurre costi e tempo di intervento, ma questa è una vera «review» senza sostanziali ripensamenti sulla priorità del collegamento per il Mezzogiorno. Va avanti come opera fortemente prioritaria l’Alta velocità Milano-Venezia ma in questo caso la «project review» deve risolvere le difficoltà sui due nodi di Brescia e Vicenza. Avanti speditamente andranno invece la ferrovia veloce Napoli-Bari e l’autostrada Roma-Latina, per cui qualche timore di revisione poteva esserci, oltre ai corridoi ferroviari da tempo considerati altamente prioritari come il Brennero, la Venezia-Trieste, la velocizzazione dell’Adriatica, la Cagliari-Sassari-Olbia, il nodo ferroviario di Milano, l’upgrading della direttissima Roma-Firenze.

Fra le autostrade conferme piene per la A22 Bolzano-Verona, per il collegamento Campogalliano-Sassuolo, per la nuova tratta Piovene Rocchette-Val d’Astico, per il potenziamento della A4 Venezia-Trieste, per la Pedemontana veneta, per la Pedemontana lombarda, per la riqualificazione della Ravenna-Venezia, per il potenziamento della E78 Grosseto-Fano, per la Pedemontana delle Marche.

Investimento politico di primissimo piano nel ministero Delrio è poi quello delle città. Delrio e Cascetta, con il rilancio in grande scala dei 14 piani di “cura del ferro” per le città metropolitane (opere ferroviarie nei modi urbani, metropolitane e tram) rivitalizzano uno spezzone determinante di una politica urbana su scala nazionale di cui si sente la mancanza da anni. Sempre, al primo posto, in questi piani, il rinnovo e il potenziamento del parco rotabile.