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14 migliori università per l’impiego: medaglia d’oro al Politecnico di Milano

È l’era delle classifiche, vero. Ma alcune sono più utili di altre. Quelle sulla reputazione degli atenei nel mondo del lavoro, per esempio.
A ordinare le università in un ranking che racconta quali sono quelle migliori per trovare lavoro, ha provveduto QS Quacquarelli Symonds, società di consulenza specializzata nella formazione universitaria e manageriale. Nelle 500 migliori del mondo per questo particolare criterio di valutazione spicca, per il terzo anno consecutivo, l’università di Stanford; insieme, in generale, a tutto il sistema Stati Uniti, Paese meglio rappresentato con 31 università tra le prime cento.

Istituzioni che si impegnano a creare opportunità per i propri alunni (gli ex-studenti) collaborando con aziende forti e innovative o favorendo l’imprenditorialità, attraverso gli incubatori di idee e progettualità.
Tra le primi cento università in grado di offrire «valore aggiunto» e opportunità ai neolaureati ce n’è solo una italiana, il Politecnico di Milano (in 39esima posizione), che totalizza un punteggio decisamente elevato, nel panorama europeo: 89,8/100. Il primo posto – a pari merito con il Moscow State Institute of International Relations – se lo è guadagnato nell’indicatore Graduate Employment Rate, uno dei cinque valutati dal ranking, calcolato come rapporto tra la percentuale di occupazione dei laureati al Politecnico (pari al 94% a un anno dalla laurea) e la media degli atenei italiani esaminati (pari al 76.2%). Ma nella classifica a 500 posizioni, le italiane presenti sono 14. Tra le prime in Italia c’è Bologna con la medaglia d’argento e Roma, La Sapienza al terzo posto.

Quindi oltre al Politecnico, l’Italia piazza in seconda posizione (nazionale, e tra le prime 140 al mondo), l’Università di Bologna, che vanta anche un’ottima reputazione accademica. La particolare classifica di Qs rappresenta una novità. Certo, non priva di pecche e, soprattutto, non esaustiva: la reputazione di un’università non può essere l’unica prerogativa presa in esame da uno studente che sta decidendo il proprio futuro. Le prospettive di carriera sono però importanti e il ranking è utile per un confronto tra le istituzioni più competitive a livello internazionale.

Per calcolare questo ranking, Qs utilizza cinque indicatori: l’opinione dei recruiter; la carriera degli ex studenti; la collaborazione degli atenei con i «cacciatori di teste»; il network che l’università riesce a cerare tra datori di lavoro e studenti; la percentuale di studenti impiegati a un anno dalla laurea. Terza posizione, in base a questi parametri, per la Sapienza di Roma.

Ben Sowter, direttore della Divisione Ricerca di QS, riconosce che «occorrono dati comparativi più precisi su come le università preparano i propri studenti per l’economia di questo secolo». La «employability» non può che essere un aspetto parziale, ma – spiega l’analista – «la classifica é stata stilata per migliorare il dibattito intorno a un aspetto molto importante della missione delle università e per permettere agli studenti di confrontare approcci diversi a livello globale».

Stanford, la regina. La classifica QS certifica che l’università di Stanford, il «vicino» accademico della Silicon Valley e promotore della rivoluzione tecnologica (Google é stata fondata da due dottorandi di Stanford) é la migliore università al mondo per la promozione dell’occupabilità. Per il terzo anno consecutivo. L’università d’altronde è così ricca che le donazioni e lasciti ricevuti, a fine agosto 2016, ammontavano a 22.4 miliardi di dollari. Circa il doppio di quelli di Oxford e Cambridge combinati. Ma in generale sono gli Stati Uniti a «vincere», con 31 università tra le prime cento, una grande economia e un solido sistema universitario.