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Svizzera al referendum sul raddoppio del tunnel stradale del Gottardo

Mentre molti guardano già all’inaugurazione del nuovo tunnel ferroviario del San Gottardo, che si terrà all’inizio di giugno, in Svizzera in realtà si gioca in questi giorni un’altra partita importante legata ai trasporti. Partita stradale, perché nella tornata di votazioni popolari di questo fine settimana un quesito rilevante riguarda appunto il raddoppio o meno del tunnel stradale dello stesso San Gottardo.

Può sembrare paradossale che mentre si sta completando l’ampliamento ferroviario previsto dal piano elvetico AlpTransit si voti su un nuovo tunnel stradale, ma la questione ha delle basi pratiche e ha riflessi – come sempre nel maxi dossier trasporti Nord-Sud Europa – anche per l’Italia. I fatti sono questi.

La galleria stradale lunga 17 chilometri del San Gottardo, che è stata aperta nel 1980 e che funziona a corsia unica per ciascun senso di marcia, nei prossimi anni deve essere risanata. Per evitare una interruzione prolungata, cioè anni, di questo collegamento nevralgico tra Nord e Sud, Governo e Parlamento elvetici propongono la costruzione di un secondo traforo stradale, da utilizzare durante la chiusura del primo.

A risanamento di quest’ultimo completato, cioè seguendo i piani nel 2030, la Svizzera disporrebbe di due trafori stradali, da utilizzare uno in un senso di marcia e l’altro nell’altro senso, ancora a corsie uniche rispettive (le altre corsie resterebbero di emergenza), dunque ancora a con una certa limitazione del traffico stradale ma con maggiore sicurezza (gli incidenti più o meno gravi sono aumentati negli anni Duemila, anche a causa dei grandi numeri del traffico). Il tutto andando avanti parallelamente con il potenziamento ferroviario.
Queste argomentazioni non convincono una parte degli elettori elvetici. Gli ambientalisti sono contrari al raddoppio perché temono un incremento eccessivo del traffico stradale e dell’inquinamento, in contrasto con la scelta del potenziamento ferroviario. Ma l’opposizione è trasversale e con loro questa volta ci sono anche singoli esponenti di altri partiti ed elettori di un po’ tutti gli schieramenti.

L’alternativa al secondo traforo autostradale sarebbe il ripristino del trasporto ferroviario per camion e auto, in uso sino al 1980. Dovrebbero essere create però nuove stazioni di carico e aree di sosta, da smantellare poi a risanamento ultimato. Queste stazioni secondo Berna potrebbero servire per 600 mila dei 900 mila autocarri che ogni anno percorrono la galleria autostradale. Gli altri 300 mila dovrebbero fare altri percorsi, ad esempio i passi del San Bernardino o del Sempione. Questa soluzione richiede 1,4-1,7 miliardi di franchi ed è temporanea.
L’ipotesi del doppio traforo stradale richiede invece circa 2,8 miliardi di franchi ma servirebbe anche per il prossimo risanamento, tra 30 o 40 anni, aggiunge il Governo. L’ultimo sondaggio dell’Istituto Gfs.Bern, con interviste fatte tra il 5 e il 13 febbraio, indica un prevalere dei sì al raddoppio con il 56% (percentuale in discesa però di 8 punti rispetto al precedente sondaggio), con i no a quota 39% (in crescita però di 10 punti). L’esito finale del voto non è quindi scontato, a questo punto.

Incertezza anche per l’esito di un altro voto di questo fine settimana, quello sull’iniziativa dell’Udc, partito della destra populista, che punta all’espulsione automatica degli stranieri che hanno commesso reati, di gravità più o meno pronunciata. Governo e Parlamento si oppongono all’attuazione di questa iniziativa, che indicano tra l’altro come in conflitto con i diritti fondamentali e il principio di proporzionalità, e sostengono misure alternative. L’ultimo sondaggio ha fatto emergere un 49% (+7 punti) di no all’iniziativa Udc e un 46% (-5 punti) di sì. Considerando i margini di oscillazione, il finale anche su questo versante è tirato.