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Piano flessibilità alla UE: avviati progetti per 2,6 miliardi

Un obiettivo che vale 5 miliardi e 150 milioni declinato in nove settori.

Il documento inviato dal governo italiano alla Commissione europea per ottenere la clausola di flessibilità sul deficit per investimenti pubblici si compone di diverse tabelle e di una lettera esplicativa: la fetta più ricca riguarda le infrastrutture e trasporti ma si aggiungono anche voci relative a Turismo e Cultura, Ricerca e Innovazione, Ambiente e Protezione del territorio, Rafforzamento della capacità istituzionale, Occupabilità e Mobilità del lavoro, Agenda digitale, Educazione, Competitività delle PMI.

Progetti in corso

L’Italia conferma alla Ue la richiesta di flessibilità pari allo 0,3% del Pil (5.150 milioni di spesa nazionale che vanno aggiunti a circa 6 miliardi di fondi comunitari) ma al momento le procedure in corso riguardano investimenti per 4,3 miliardi. Di questi, circa 2,6 per ora riguardano progetti e opere in corso. Nel computo generale da presentare a Bruxelles, l’Italia aggiunge anche alcuni programmi specifici quali il Piano Juncker, per 946 milioni totali, e il piano Connecting Europe Facility per ulteriori 963,8 milioni.

La lista degli interventi

L’Italia chiarisce che l’elenco dei progetti non è ancora esaustivo e verrà progressivamente aggiornato. Oltre alla lunga serie riguardante le infrastrutture – come per esempio Brennero, Torino-Lione, Treviglio-Brescia, Napoli-Bari, Palermo-Messina – si trovano anche il piano del Miur per la Ricerca industriale e le Smart Cities (1,66 miliardi di cui 60 milioni di spesa prevista per il 2016 tra Ue e cofinanziamento) e quello per la scuola (182 milioni di spesa prevista quest’anno). Dieci i progetti del ministero dei Beni culturali per i quali si stima una spesa di 70 milioni nel 2016 (spiccano i 45 milioni per il Progetto Pompei). Due quelli del ministero del Lavoro (sperimentazioni di Politica attiva e sistema welfare work to work per il reimpiego, 9 milioni previsti quest’anno). Una quota importante poi, va detto, viene riservata a progetti che non riguardano investimenti in opere ma coprono invece la cosiddetta “Assistenza tecnica” alle amministrazioni che devono spendere (37 milioni).

Tra le Regioni, ci sono progetti promossi al Centro-Nord (Lombardia, Toscana, Valle d’Aosta, Liguria) ma prevale il Mezzogiorno. Tra quelli più elevati, in Campania, il risanamento dei Campi Flegrei (25 milioni nel 2016) e la riqualificazione del fiume Sarno (20 milioni). Ma la lista è varia: il Bari Film Festival, il programma del Lazio “Torno subito” per studenti o laureati, i tirocini con voucher della Sardegna, la Mostra d’Oltremare di Napoli, la ricerca tecnologica nel Molise.

Banda ultralarga

In particolare, nella tabella relativa al piano Juncker compare anche il Piano per la banda ultralarga, da finanziare con 400 milioni. Si tratterebbe di “finanziamenti pubblici, anche derivanti da fondi strutturali europei, o dalla Banca europea degli investimenti, con eventuale garanzia dell’Efsi (Fondo per gli investimenti strategici), da destinare a Infratel spa” (società pubblica che attua il piano, ndr). Tuttavia, nella lettera, l’Italia ricorda che su questo piano è ancora in corso una discussione con la Commissione per ricevere l’autorizzazione alle misure di incentivo. Alla banda ultralarga si aggiungono, come opere infrastrutturali, la Pedemontana Veneta (303 milioni), la Pedemontana Lombarda (150 milioni), Autovie Venete (93,5 milioni), Tangenziale Est Milano (60,3 milioni).