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Opere incompiute: a giugno la lista aggiornata

Le opere incompiute sono più delle fossero ben più delle 868 che risultano dall’ultimo censimento si settembre 2015 fatto dal ministero delle Infrastrutture. Basti pensare che nei primi elenchi non compariva la città dello sport disegnata da Santiago Calatrava a Tor Vergata, tra i simboli della sprecopoli pubblica (poi inserita).
La conferma che ci sia ancora molta polvere sotto il tappeto si ricava dal sollecito che il ministro delle Infrastrutture ha fatto partire all’indirizzo delle amministrazioni pubbliche di ogni ordine e grado: ministeri, regioni, province autonome, Anci, Upi «e gli altri enti ed istituti nazionali, regionali e locali».

La lettera invita gli enti «ad assicurare l’aggiornamento, il più possibile completo ed esaustivo, degli elenchi anagrafici delle opere incompiute entro il 31 marzo 2016». «Gli enti pubblici dovranno, a loro volta, sensibilizzare le stazioni appaltanti sulle quali svolgono attività di vigilanza per garantire l’inserimento delle opere incompiute di competenza».

Il sollecito del ministro Delrio non ha sono scopi statistici. L’obiettivo è più pragmatico: selezionare, sulla base della lista aggiornata, le opere che meritano di essere completate: «sulla base dei dati ricevuti il ministero, unitamente alle regioni ed alle province autonome, ciascuno per le sezioni di rispettiva competenza, pubblicheranno entro il 30 giugno 2016 le graduatorie delle opere pubbliche incompiute aggiornate al 31 dicembre 2015, secondo i criteri imposti dalla legge».
«Con l’entrata in vigore del nuovo “Codice dei contratti pubblici e delle concessioni” – ricorda Delrio – si profila l’obbligatorietà per ogni amministrazione pubblica della ricognizione delle opere incompiute in occasione di predisposizione dei piani triennali degli investimenti. In quella occasione le amministrazioni dovranno svolgere approfondimenti sui casi rilevanti e valutare se ci sono le condizioni per procedere con il completamento, oppure l’eventuale riutilizzazione, anche ridimensionata, una diversa destinazione d’uso, la cessione a titolo di corrispettivo per la realizzazione di altra opera, oppure la vendita o, da ultimo, la demolizione, qualora le esigenze di pubblico interesse non consentano l’adozione di soluzioni alternative».
Dal 2013, ricorda il Mit, esiste un censimento nazionale che raccoglie le segnalazioni delle opere pubbliche incompiute, il Simoi, la cui lista è progressivamente cresciuta di anno in anno: dalle 571 opere registrate nel 2013 si è arrivati appunto alle 868 del settembre 2015, ultimo dato disponibile.

E ancora non è tutto. «Molte opere pubbliche – si legge sempre nella nota del Mit – nonostante rientrino nei parametri per poter essere valutate come incompiute, ancora non sono state segnalate o inserite da parte delle stazioni appaltanti nella banca dati del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ha quindi inviato nei giorni scorsi il sollecito per un aggiornamento il più completo possibile».