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Delrio: «Passi avanti Ue, ma ora va cambiato l’output gap»

«Se l’Italia avesse la logistica tedesca – dice Delrio – sarebbe la prima potenza industriale d’Europa perché i tedeschi hanno trasformato la logistica da costo per le imprese a leva del successo industriale. Lavoriamo per ridurre questo gap: dico da tempo che le infrastrutture devono essere anzitutto al servizio degli hub industriali e turistici e sulla base di questo criterio prioritario vanno programmate e selezionate.

E intanto abbiamo cominciato a incentivare i servizi logistici che possono dare efficienza al sistema: il “ferrobonus” e il “marebonus” sbloccati finalmente da Bruxelles per far salire gli autotrasportatori sul treno e sulle navi; un miliardo di euro di investimenti delle Fs con la riduzione da otto società cargo a una; il potenziamento dei retroterra portuali; la creazione di fast corridor come quello che abbiamo aperto per Ikea da Piacenza al porto di La Spezia; il pre-clearing e le semplificazioni doganali che stanno suscitando molto interesse anche fra gli operatori stranieri, tedeschi in primis.

Dal 2018, inoltre, le merci potranno usare la rete Alta velocità, un passaggio decisivo per centrare l’obiettivo che ci siamo dati di spostare il 50% del traffico merci sulla ferrovia in cinque anni». Delrio è alle prese con la modernizzazione logistica e – altra priorità assoluta del momento – con il maxi-investimento per la mobilità nelle città: «Il nuovo piano metropolitane finanziato con 1,5 miliardi del Fsc, i 4 miliardi destinati dalla legge di bilancio al rinnovo di oltre il 70% del parco autobus urbani, i 4,5 miliardi già previsti dal bando Fs per rinnovare il 65% dei treni regionali». Ma Delrio non si sottrae ai temi dell’attualità politica, a partire dal difficile rapporto con l’Unione europea.

Ministro Delrio, che valutazioni dà delle opinioni di bilancio diffuse dalla Commissione mercoledì sui conti italiani?
Non vedo segnali nuovi nelle opinioni di bilancio della Commissione, è la solita valutazione, riflettono un’interlocuzione che va avanti da alcuni mesi con gli stessi criteri e solo in Italia queste tappe vengono drammatizzate. Piuttosto colgo positivamente la svolta di Juncker sulla politica di bilancio più espansiva, mi pare che faticosamente Bruxelles stia facendo passi verso le posizioni che noi abbiamo indicato da tempo, più crescita e più investimenti, meno austerità. Ma per accelerare queste politiche e dare le risposte veloci oggi necessarie per dare più forza alla ripresa, dobbiamo anzitutto rivedere parametri vecchi di 35 anni come l’output gap che non solo penalizzano noi, ma irrigidiscono ancora quella politica di bilancio europea dentro vecchie gabbie.

Resta l’impressione che l’Unione europea faccia un passo avanti e uno indietro e che l’Italia resti comunque sotto esame.
C’è una memoria molto corta. Avevamo appoggiato la nomina del presidente della commissione Juncker con un solo mandato, un cambiamento di strategia nella politica economica che rilanciasse gli investimenti europei. Il piano Juncker è la conseguenza di quel cambiamento di strategia ma non basta. Tutte le osservazioni che ci vengono fatte sul bilancio nascono da un calcolo che noi consideriamo sbagliato dell’output gap. Allora ci dicano: sono corretti quei parametri o sono sbagliati? Sono attuali? Perché non siamo i soli a pensare che siano sbagliati e invece continuano a esserci pezzi di Eurogruppo che sono molto più rigoristi più del Fondo monetario. Questo non aiuta l’evoluzione coerente della politica di bilancio nella direzione giusta di cui dicevo.

L’altra notizia recente è l’accelerazione della crescita del Pil nel terzo trimestre dell’anno. Gli investimenti hanno giocato un ruolo nella crescita della domanda interna? Che segnali ha?
Incrementi importanti si sono certamente registrati negli investimenti in macchinari e automezzi e sono frutto delle politiche di incentivazione fatte dal governo. Dal mio punto di osservazione avevo previsto questa accelerazione perché vedevo segnali forti di crescita dei traffici sulle navi, sui treni, sugli aerei e soprattutto dei collegamenti legati ai flussi turistici. Ora dobbiamo rafforzare questa tendenza, semplificando e attraendo investimenti privati, anche stranieri. Prendiamo il caso del trasporto aereo: confermiamo con la legge di bilancio l’abolizione della tassa aeroportuale, proprio per mandare il segnale che noi vogliamo ridurre le tasse. Easy Jet, dopo Ryanair, farà un annuncio a fine mese di nuovi, consistenti investimenti in Italia.

Puntate molto sulle compagnie low cost.
Puntiamo su tutte le compagnie che vogliono investire. Nei mesi scorsi avevamo messo in atto politiche di aiuto per Alitalia durante la crisi. A dicembre apriamo il nuovo terminal di Fiumicino, molto bello, che sarà una delle case principali di Alitalia.

Siamo di fronte a episodi, pur di segno nuovo, o si può definire una politica?
Siamo a disposizione di chi offre buoni servizi in una politica che potrei definire di concorrenza e di liberalizzazione ordinata e non anarchica. La concorrenza aiuta a generare buoni servizi dalle infrastrutture, soprattutto se agli operatori privati arrivano obiettivi e indirizzi pubblici molto chiari. Prendiamo il più grande e il più innovativo investimento fatto da questa Paese, l’Alta velocità, con 32 miliardi già spesi e altri 20 in corso di realizzazione. Potevamo chiudere il sistema e lasciarlo a disposizione del solo monopolista, come hanno fatto Francia e Germania. L’Italia ha fatto una scelta diversa: incentivare l’ingresso di più operatori, attrarre investimenti privati e abbiamo affidato all’Autorità di regolazione dei trasporti le regole di pedaggio. In questo quadro è molto importante che siano scritte da un soggetto terzo le regole che garantiscano lo sviluppo di servizi. L’apertura alle merci della rete AV dal 2018 è lo sviluppo di questo percorso e produrrà un salto. Questa politica l’abbiamo spinta anche in Europa, siamo stati noi i protagonisti dell’approvazione del quarto pacchetto ferroviario e il prossimo anno partirà il servizio ferroviario passeggeri Milano-Zurigo-Francoforte. Stiamo anche chiudendo le direttive sullo spazio unico aereo.

Si è anche conclusa in queste ore la vicenda del decreto Linate bloccato dalla Commissione europea.
Sì, il nuovo decreto dà il via libera allo sviluppo del sistema degli aeroporti di Milano, con Linate come scalo europeo e Malpensa come scalo intercontinentale. Il rapporto con la Commissione, è leale e fruttuoso e ha portato in questi mesi alla riduzione di due terzi delle procedure di infrazione sui trasporti e le infrastrutture.

Lei ha sempre detto che le infrastrutture si valutano per i servizi che servono a generare e in questa fase l’attenzione sembra proprio concentrata sulla saldatura fra opere e servizi. Ma fare opere pubbliche resta una priorità come ha detto mercoledì Renzi?
Certamente dobbiamo continuare a fare opere pubbliche e sono decine le opere che abbiamo sbloccato in questi mesi. Ma abbiamo sempre detto che lo sblocco delle infrastrutture è, a sua volta, una grande operazione industriale. Quando avviamo l’autostrada della Val Trompia o la Campogalliano-Sassuolo, che cosa stiamo facendo se non politica industriale? Quindi quel lavoro sulle opere va avanti, ma oggi cominciamo anche a usare le infrastrutture che completiamo al servizio dei cittadini e delle imprese. Aggiungo che a giorni la struttura tecnica di missione guidata da Ennio Cascetta approverà le linee-guida per la programmazione delle infrastrutture: definiremo così un vero e proprio standard per valutare e selezionare i progetti.

Le priorità saranno quindi i collegamenti agli hub industriali e turistici?
Sì, certo. Aggiungo però i collegamenti ferroviari agli hub portuali e l’accessibilità nelle città. In questo senso il piano metropolitane finanziato con il Fondo sviluppo e coesione è il primo passo importante dopo la legge 211.

A sorpresa le norme per il contenzioso e le assunzioni dell’Anas non sono entrate nella legge di bilancio. Erano norme propedeutiche alla fusione con Fs. Resta una priorità del governo?
La fusione Fs-Anas resta assolutamente una priorità del governo per il 2017, così come la quotazione di Fs. Stiamo valutando, a proposito delle norme Anas, se farle entrare come emendamento alla legge di bilancio. Se così non fosse dovremo pensare a un provvedimento ad hoc per definire il quadro normativo necessario alle operazioni su Anas e Fs.