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Autostrade, investimenti in calo a 1,4 miliardi nel 2015 (-5,3%)

Gli investimenti effettivi delle società concessionarie autostradali (nuove opere e manutenzione straordinaria) sono in progressivo calo dal 2012, e non si riprenderanno neppure quest’anno. Lo ha rivelato Mauro Coletta, capo della Direzione generale Vigilanza autostrade del Ministero delle Infrastrutture, in audizione alla Commissione Ambiente della Camera.

Nel 2015, in particolare, la spesa effettiva per investimenti delle 26 società concessionarie è stata di 1.398 milioni di euro, -5,3% rispetto al 2014, ma soprattutto il 36% in meno del dato di picco del 2011, 2.190 milioni di euro (nel 2010 il dato era 2.030 milioni, nel 2009 1.747 mln). Dal 2012 è cominciato un progressivo calo: 2.058 milioni nel 2012 (-6%), poi brusco calo a 1.632 mln nel 2013 (-20,7%), poi 1.477 milioni nel 2014 (-9,5%) e infine 1.398 mln nel 2015 (-5,3%).
«Quest’anno il dato sarà anche inferiore» ha aggiunto Coletta.

Rispetto agli investimenti previsti nel periodo 2008-2015 nei piani finanziari delle società concessionarie (che hanno valore di contratto) la quota di attuazione è del 68,8%, anche questa in calo: era del 73% nel 2014, del 78,7% nel 2013, dell’88% nel 2012, addirittura sopra il 100% negli anni precedenti (cioè in anticipo sulla tabella di marcia).

I dati del primo semestre 2016 «lasciano sostanzialmente inalterata la percentuale di attuazione dei medesimi nell’intero periodo di riferimento considerato (2008 – 30 giugno 2016), passando dal 68,8% del 31.12.2015 al 67,6% del 30.06.2016».

Perché questo ritardo?
La differenza rispetto ai piani – si legge nella relazione – «risulta in larga parte composta dai ritardi registrati nella esecuzione di un limitato numero di opere tra cui rientrano l’autostrada Asti-Cuneo, l’autostrada Valdastico, l’autostrada Tirrenica, il collegamento autostradale Tirreno-Brennero (Tibre), la terza corsia dell’Autostrada A4 in gestione ad Autovie Venete».

«I ritardi – spiega il Mit – registrati nella realizzazione delle predette opere sono riconducibili prevalentemente ad ostacoli o rallentamenti sorti nelle fasi di approvazione ovvero alle difficoltà di reperimento dei fabbisogni finanziari. Escludendo l’effetto dei ritardi per le suindicate opere la percentuale di attuazione dei programmi d’investimento risulterebbe prossima al 90%».
A braccio, in audizione, Coletta ha spiegato che in alcuni casi (sicuramente Autovie Venete, Autobrennero, Brescia-Padova) hanno pesato le scadenze delle concessioni, a cui gli ultimi governi non sono riusciti a dare risposta (con gare o proroghe o in house) che dessero certezza temporale per finanziarsi e realizzare gli investimenti. Come noto il Mit sta ora lavorando per l’assegnazione in house delle concessioni di Autobrennero e Autovie e per la proroga della Brescia-Padova legata alla Valdastico Nord.

Coletta ha poi aggiunto «che sul valore della spesa per investimenti hanno anche inciso i ribassi d’asta, saliti al 25% medio negli ultimi anni».

La manutenzione ordinaria è stabile, intorno ai 650-700 milioni annui da molti anni (697 nel 2015).

Il traffico stradale è invece in recupero: dopo la media annua (stabile) di 83-84 miliardi di veicoli km percorsi nel periodo 2008-2011, nel 2009 ci fu un brusco calo a 77,374 miliardi, poi 75,888 nel 2013, poi 76,602 nel 2014. Nel 2015 prima inversione di tendenza a 78,976, +3,1%, anche se siamo ancora il 5% sotto il dato del 2011 (ma la ripresa è in corso anche quest’anno).

Anche i ricavi retti da pedaggio (complessivi ) delle 26 società sono in ripresa: nel 2015 pari a 5.488 milioni di euro (+4,8%), il dato assoluto più alto dal 2009 a oggi.

Bene anche la redditività, con il ROE (Return on equity, utile netto/capitale proprio * 100, l’indicatore usato per misurare il tasso di remunerazione del capitale di rischio) salito dal 13,6% del 2014 al 18,5% del 2015, dato più alto dal 2009 a oggi (il migliore risultato era prima il 15,9% del 2013).

Coletta ha poi sottolineato che «abbiamo un fortissimo contenzioso con le società concessionarie». «Dal 2012 – chiarisce – abbiamo ad oggi 327 procedure di contenzioso e atti giudiziari: circa uno e mezzo a settimana». L’alto numero delle controversie, spiega, «nasce da un’attenta verifica che facciamo» su una serie di atti che riguardano «provvedimenti di approvazione dei progetti, adeguamenti tariffari, espropri, lavoro, subconcessioni e ribassi d’asta».

Coletta ha spiegato che è in corso un altro massiccio contenzioso, quello di tutti i 160 dipendenti della direzione contro il Mit, per il passaggio non concordato dall’Anas al Ministero il 1° ottobre 2012. Doveva, per legge, nascere un’agenzia autonoma di vigilanza per risolvere il conflitto di interesse dell’Anas, controllante e gestore, ma l’allora governo Monti non costituì l’agenzia e tutto il personale passò al Mit, mutando il contratto da privatistico a pubblicistico, con tagli di stipendio anche del 25-30%.

La pianta organica doveva essere di 250 persone – ha spiegato Coletta – e invece sono 160, «con 39 contratti a termine di ingegneri e tecnici validissimi». Coletta ha segnalato anche difficoltà operative con l’organizzazione ministeriale rispetto all’Anas Spa, ad esempio l’impossibilità di avere anticipi per le trasferte, «cosa che ha comportato una riduzione delle ispezioni, negli anni, da 1.400 a 820».