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Riforma appalti, in Aula la prossima settimana al Senato

Sarà discussa la prossima settimana in Aula al Senato la delega per la riforma degli appalti approvata mercoledì sera dalla Commissione Lavori pubblici. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama. L'esame inizierà dopo quello del Ddl che introduce il reato di omicidio stradale. L'avvio potrà essere quindi martedì o mercoledì. Fissato anche il termine per gli emendamenti alle 13 di lunedì.

Il Senato prova così ad accelerare il varo del provvedimento ricevuto dal Governo in autunno, ma entrato nel vivo soltanto a gennaio con l'inizio di un lungo ciclo di audizioni e la messa a punto di un nuovo testo proposto dal relatore Stefano Esposito, molto più dettagliato di quello varato in Consiglio dei ministri a fine agosto. «Se questo impianto verrà mantenuto – commenta Esposito – consegneremo al Governo una delega sugli appalti che permetterà di realizzare davvero le opere che servono a questo paese, con gli strumenti giusti per combattere anche i fenomeni di corruzione».

Tra i circa 50 principi in cui si articola la delega non è difficile scorgere il riflesso delle inchieste che hanno scosso negli ultimi mesi il mondo dei lavori pubblici. Un ruolo di primo piano viene assegnato all'Autorità guidata da Raffaele Cantone che potrà godere di poteri di intervento molto più efficaci, con atti di indirizzo vincolanti nei confronti dalle amministrazioni. E anche delle imprese.

Un emendamento a firma di Salvatore Margiotta (Misto), approvato ieri, allarga infatti anche i poteri di intervento sulle aziende coinvolte in fatti di corruzione, già previsti con la formula del commissariamento utilizzata nei casi dell'Expo e del Mose. La misura prevede che in caso di indagini anti-corruzione, l'Anac prima di provvedere al rinnovo degli organi sociali dell'impresa coinvolta oppure di subentrare temporaneamente nella sua gestione, prescriva alla stazione appaltante di valutare se si può procedere ad una nuova gara oppure se un altro concorrente della gara iniziale è disponibile a subentrare «agli stessi prezzi, patti e condizioni dell'aggiudicatario corrotto».

Confermata la nascita di un albo nazionale dei commissari di gara – tenuto sempre dall'Anac – per spezzare la catena di rapporti fiduciari tra amministrazioni e imprese. Le amministrazioni alle prese con l'assegnazione di un'opera pubblica riceveranno una lista di professionisti da cui estrarre a sorteggio i componenti delle commissioni.

Tra gli emendamenti approvati ieri c'è anche un ulteriore giro di vite sulle varianti in corso d'opera, da cui passa in due casi su tre l'aumento dei costi dei lavori pubblici. Le stazioni appaltanti saranno autorizzate a stracciare il contratto, in caso di incremento di costi di rilievo rispetto all'importo di gara. Inoltre, l'introduzione di varianti dovrà comunque garantire «la qualità progettuale e la responsabilità del progettista in caso di errori di progettazione». Sempre in tema di contenimento della spesa per le opere pubbliche viene anche prevista l'introduzione di costi standard per lavori, servizi e forniture. Il provvedimento cancella la possibilità di deroghe rispetto alle procedure ordinarie (leggasi gare) per l'assegnazione degli appalti, se non per motivi legati alla necessità di reagire alle calamità naturali.

Slitta invece la cancellazione del performance bond sulle grandi opere. La sospensione della garanzia di completamento dei maxi-cantieri non scatterà più insieme all'entrata in vigore della delega, ma insieme alla pubblicazione del nuovo codice. Una condizione, imposta ieri dalla Commissione Bilancio, per superare i rilievi sulla necessità di garantire l'invarianza finanziaria del provvedimento.

Sul filo di lana è arrivato anche un aiuto importante per favorire la partecipazione al mercato delle piccole imprese, con la previsione che sia gli appalti sia il valore delle gare, vengano dimensionati in modo da garantire la partecipazione delle Pmi. Ok anche ai bonus per le imprese locali, «nel rispetto dei principi dell'Unione europea».

Nella seduta conclusiva è arrivato come previsto anche lo stop alle concessioni autostradali in proroga. Con il nuovo codice degli appalti si dovrà passare sempre per una gara, da avviare in anticipo di almeno 24 mesi rispetto alla scadenza naturale della gestione. Cancellata da subito (con l'entrata in vigore della delega, senza aspettare il nuovo codice) la possibilità per i general contractor di svolgere in proprio la direzione lavori.

La delega prova anche a valorizzare il ruolo della progettazione. Limitando «radicalmente» la possibilità di affidare ai costruttori il compito di sviluppare il progetto insieme ai lavori: il cosiddetto appalto integrato sarà possibile solo in caso di interventi ad alto tasso di tecnologia. Addio anche al massimo ribasso: il criterio di aggiudicazione dei contratti pubblici ordinario diventa quello dell'offerta economicamente più vantaggiosa che oltre al prezzo valuta anche gli aspetti tecnici di esecuzione delle prestazioni (tempo, organizzazione del cantiere, miglioramenti del progetto). Spetterà al nuovo codice individuare «espressamente i casi e le soglie di importo entro le quali è consentito il ricorso al solo criterio del prezzo o del costo».

Cambierà anche il sistema di qualificazione dei costruttori che saranno valutati anche sulla base di un rating di giudizio, basato sul comportamento tenuto nello svolgimento dei lavori già eseguiti. Quanto ai subappalti viene istituito un sistema di controlli più stringente da parte degli appaltatori, bilanciato dal pagamento diretto da parte della stazione appaltante in caso di inadempimento del titolare del contratto.