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Ponte sullo Stretto, chi non ne comprende l’importanza danneggia l’Italia

Per troppi anni si è parlato, spesso a sproposito e cadendo in sterili polemiche, di grandi opere infrastrutturali necessarie a creare sviluppo soprattutto in  determinate zone del Paese. Opere come il Ponte sullo Stretto di Messina, considerato pedina chiave sullo scacchiere del rilancio dal ministro Pietro Lunardi e dal governo Berlusconi.

Allora dei 10 corridoi facenti parte delle reti Ten approvate in Europa ben quattro interessavano l’Italia. E fra quelle opere strategiche, frutto di un lavoro di squadra che aveva accomunato conoscenza e volontà politica, c’era anche il Ponte sullo Stretto, parte del Corridoio 1 che avrebbe dovuto congiungere Berlino e Palermo. Per i troppi che non sanno ma amano lo stesso parlare, il Ponte era cofinanziato dalla Comunità europea e da investitori privati che credevano nell’opera.

La commissaria Loyola de Palacio aveva intuito che il Ponte non solo avrebbe adeguatamente collegato al continente oltre cinque milioni di siciliani, ma che avrebbe realizzato una piattaforma logistica europea avanzata nel Mediterraneo. La lungimiranza di chi aveva intuito come la sfida sarebbe stata tra i porti del nord Africa e l’Europa, la determinazione messa in campo da Pietro Lunardi e Silvio Berlusconi avevano generato le condizioni per dotare l’Italia di un vero piano di sviluppo.

Quello che è seguito è storia tristemente nota: la demagogia e la superficialità hanno portato all’annullamento della gara (con i costi, 500 milioni di euro, a carico del nostro Paese) e i porti che beneficeranno delle merci che dal canale di Suez, ora più ampio, entreranno nel Mediterraneo saranno quelli del nord Africa.

Ora il presidente del Consiglio Matteo Renzi sembra voler rilanciare l’opera e la determinazione che ha mostrato lascia intendere una precisa volontà, anche se qualcuno, maliziosamente, ha ipotizzato una manovra per nascondere i gravi problemi nell’isola. L’augurio è che chi vuole lo sviluppo del Paese si  schieri al suo fianco, sostenendo la realizzazione di un’opera determinante per ridare competitività al Paese.