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Piano aeroporti: Torino entra negli scali strategici, Genova resta fuori

Torino Caselle rientra fra gli aeroporti «strategici» ma a condizione che faccia sinergie con Milano Malpensa, mentre resta fuori dalla serie A degli scali italiani Genova. Per il momento il governo ha dato il via libera definitivo al piano nazionale degli aeroporti  non ritenendo di allargare ulteriormente la lista degli scali principali, nonostante fossero i pareri parlamentari a chiedere l'inserimento dello scalo ligure, che comunque – dice il ministero delle Infrastrutture – potrebbe essere riammesso con gli aggiornamenti annuali qualora dimostrasse di avere i requisiti necessari.

Nessuna altra variazione nell'elenco che a questo punto diventa ufficiale, con la conferma di tre scali intercontinentali: Roma Fiumicino, Milano Malpensa, Venezia Tessera. Anche in questo caso il governo non ha dato seguito alla richiesta delle Camere che chiedevano di creare un rango superiore, un «hub nazionale», per Fiumicino. Lo scalo romano resta sullo stesso piano dei due scali del Nord.

Con la decisione del Consiglio dei ministri di ieri, che ha approvato un decreto del Presidente della Repubblica importante anche ai fini della classificazione demaniale delle aree degli scali esclusi dalla classifica, si mette fine a un percorso a ostacoli cominciato oltre cinque anni fa.

Gli altri scali strategici individuati, oltre ai tre intercontinentali, sono Torino, Bologna, Firenze-Pisa uniti in una unica gestione, Napoli, Bari, Lamezia Terme, Catania, Palermo e Cagliari. Con l'eccezione di Torino e Pisa-Firenze, ogni aeroporto prescelto è lo scalo di riferimento di uno dei dieci bacini di traffico individuati sul territorio nazionale in base alle presenze di traffico e a una distanza massima di due ore di auto per raggiungere lo scalo.

Ai «dieci bacini di traffico nazionali» sono ancorati anche i 38 aeroporti «di interesse nazionale». Eccoli: Nord-Ovest (Milano Malpensa, Milano Linate, Torino, Bergamo, Genova, Brescia, Cuneo); Nord-Est (Venezia, Verona, Treviso, Trieste); Centro Nord (Bologna, Pisa, Firenze, Rimini, Parma, Ancona); Centro Italia (Roma Fiumicino, Ciampino, Perugia, Pescara); Campania (Napoli, Salerno); Mediterraneo / Adriatico (Bari, Brindisi, Taranto); Calabria (Lamezia Terme, Reggio Calabria, Crotone); Sicilia orientale (Catania, Comiso); Sicilia occidentale (Palermo, Trapani, Pantelleria, Lampedusa); Sardegna (Cagliari, Olbia, Alghero).

Il decreto approvato dal governo – dice il comunicato di Palazzo Chigi – «è finalizzato allo sviluppo del settore all'interno di una governance che contemperi le esigenze della domanda di traffico nazionale e internazionale con quelle di sviluppo dei territori, di potenziamento delle infrastrutture necessarie, di utilizzo proficuo delle risorse pubbliche impiegate e di efficientamento dei servizi di navigazione aerea e degli altri servizi resi in ambito aeroportuale».

L'individuazione degli aeroporti di interesse nazionale si pone «in linea con la programmazione nazionale del settore nonché con la razionalizzazione delle infrastrutture aeroportuali e dei relativi servizi». L'obiettivo principale è superare la frammentazione indicando requisiti economico-finanziari per essere ammessi alla definizione di «aeroporto di interesse nazionale».

Da un punto di vista strettamente operativo, la principale implicazione del piano riguarda i progetti di collegamento infrastrutturale agli scali, con particolare riferimento ai servizi ferroviari. Uno degli obiettivi del piano è proprio quello del raccordo intermodale.

Su questo punto è particolarmente impegnato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, che ha ereditato il piano dal suo predecessore Maurizio Lupi e lo ha portato al traguardo.

Delrio sta definendo con Rfi e il gruppo Fs i progetti necessari per velocizzare i collegamenti ferroviari tra le città e gli scali. In particolare, per Malpensa e Venezia si pensa di far arrivare l'Alta velocità, mentre per Fiumicino si ragiona per ora su un miglioramento del servizio dell'attuale collegamento.