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Il Tutor? L’hanno inventato a Firenze La Cassazione dà torto ad Autostrade

La sentenza apre le porte a un possibile risarcimento da 7,5 miliardi di euro per contraffazione a favore di una minuscola azienda di Greve in Chianti. La replica di Autostrade: «La richiesta di risarcimento? Una boutade». Chi ha inventato il Tutor, il dispositivo che calcola la velocità media in autostrada? Autostrade per l’Italia o una piccola azienda hi-tech fiorentina? Una minuscola azienda di Firenze composta da due soci, sentenzia la Cassazione. E non è cosa di poco, perché il pronunciamento potrebbe aprire le porte a un risarcimento di miliardi di euro, 7,5 per l’esattezza. E a quel punto David (la piccola impresa nata in un garage) non solo avrebbe vinto su Golia (Autostrade) ma diventerebbe per soldi e blasone lei stessa un gigante.

La storia ha come protagonista la Craft di Greve in Chianti e il suo patron Romolo Donnini. Che alla fine degli anni Novanta mostra quel marchingegno ad Autostrade che lì per lì sembra poco interessata. «Ma che poi nel 2004 racconta di aver brevettato – spiega Donnini -. In realtà l’invenzione è nostra. Noi l’avevamo chiamato Sicve, ma era il Tutor di oggi». In realtà all’inizio le due macchinette non sono proprio identiche. Il Tutor fiorentino ha sensori diversi da quello di Autostrade, ma poi quest’ultima adotta la tecnologia della Craft.

La vicenda giudiziaria si protrae negli anni sino al pronunciamento della Cassazione. E qui la decisione della Suprema Corte che di fatto dà ragione alla piccola azienda fiorentina. «Finalmente dopo dodici anni di contenzioso e ben tre processi la Cassazione ha posto la parola fine alla controversia sulla validità del brevetto. – spiega il professor Vincenzo Vigoriti, docente universitario di Diritto che con l’avvocato Donato Nitti ha tutelato gli interessi della società fiorentina -. E dunque l’invenzione è di Craft e non di Autostrade. Ora si passa al problema della contraffazione che la sentenza della Cassazione non esclude».

Già, la contraffazione, dunque la copia. Che dovrà essere accertata dalla Corte d’Appello. In caso positivo, i magistrati dovranno determinare anche i danni da risarcire alla Craft. Che intanto non ha perso tempo e li ha già valutati: 7,5 miliardi di euro. Ci saranno altri colpi di scena? La sentenza della Cassazione è un macigno che peserà sul nuovo e definitivo pronunciamento anche se il tribunale di Roma, pur riconoscendo la validità del brevetto toscano, perché «ha caratteristiche distintive innovative rispetto alla tecnica nota», aveva escluso la contraffazione per la presenza di diversi sensori. Sensori però che poi erano stati sostituiti da Autostrade e resi del tutto simili a quelli della Craft. Intanto la minuscola Craft, due soci con laboratorio a Lucolena, nel cuore del Chianti, aspetta l’ultimo atto della saga del Tutor. E sogna.

La replica di Autostrade arriva in serata. «L’eventuale richiesta di risarcimento di 7,5 miliardi può essere considerata solo una boutade e non avrebbe nulla a che fare con la sentenza in questione. Il giudizio di merito in Corte d’Appello si baserà peraltro su una perizia tecnica che riconosce la fondatezza delle nostre ragioni».