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Graziano Delrio, un «mediano» in carriera: chi è il nuovo ministro delle Infrastrutture

È la seconda volta che Graziano Delrio diventa ministro a causa delle dimissioni del titolare. La prima volta accadde nel gabinetto Letta, quando Delrio ha ricevuto la delega del ministero dello Sport dopo le dimissioni del ministro Josefa Idem, pizzicata per non aver pagato l'Imu della sua casa-palestra.

Oggi, per l'attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, la storia si ripete, con Delrio intronizzato a Porta Pia dopo le opportune dimissioni del ministro Maurizio Lupi, coinvolto (anche se non indagato) nell'ultima puntata di una Tangentopoli infinita, scoperta dalla procura di Firenze. Nelle sue mani arriva, questa volta, un ministero di "serie A": il dicastero delle Infrastrutture. Proprio a lui, figlio di un modesto imprenditore edile.

Chi è Graziano Delrio
Medico endocrinologo, reggiano, compie 55 anni questo 27 aprile, si è sposato a 22 anni con la sua Annamaria con 9 figli. Possiede (al 50%) una casa a Reggio Emilia, dove vive, un terreno ad Albiena di neanche un ettaro e una casa per le vacanze a Bocenago, Trentino, alta collina. Non ha macchine, non ha azioni, non ha obbligazioni né quote di fondi.

Nel suo passato c'è una stagione sportiva di brillante mediano. Ma nonostante l'occasione di un buon provino fatto con il Milan la sua carriera calcistica è proseguita tranquilla nella locale squadra del Montecavolo. Poi arrivano altri impegni; e altre sfide. La medicina, con specializzazione in endocrinologia ed esperienze all'estero. Ma il richiamo più forte è quello della politica.

Alle comunali del giugno 2004 è stato eletto sindaco di Reggio Emilia al primo turno (63,2% dei voti) ed è stato riconfermato nel 2009. È stato il primo sindaco della città senza un passato nel Pci. È religioso e – per quanto possibile – dà una mano in parrocchia. Come modello di sindaco sceglie Giorgio La Pira, l'incredibile sindaco di Firenze che ha convinto Enrico Mattei a comprare il Nuovo Pignone dicendogli che così voleva lo Spirito Santo.

Nella sua agenda di sindaco mette al primo posto le emergenze sociali: la droga e l'alcol tra i giovani, il lavoro nero, l'evasione fiscale e contributiva. Nel 2011 diventa presidente dell'Anci spuntandola contro il sindaco di Bari, Michele Emiliano. In Anci incontra e si intende subito con Matteo Renzi. Diventato premier, lo chiamerà come sottosegretario alla Presidenza.

Quando diventa ministro per gli Affari regionali nel governo Letta (aprile 2013) pochi lo conoscono: per il giuramento si presenta al Quirinale a piedi e con tutta la famiglia, e viene bloccato sulle scale dalla sicurezza. Neanche due mesi dopo, come si diceva, ottiene la delega al ministero dello Sport, dopo le dimissioni del ministro Idem. Diventato ministro non si dimette però subito da sindaco, attirandosi le critiche del movimento Cinque stelle. Agli attacchi risponde: «Ho rinunciato al doppio stipendio ma non mi sono dimesso per non commissariare la città».

E oggi la storia del ministro Idem si ripete con Maurizio Lupi: dopo le dimissioni entra in scena lui, Delrio: curioso destino che vuole come Ministro delle Infrastrutture il figlio di modesto imprenditore edile.

Il caso della stazione Mediopadana dell'Alta velocità
Come sindaco di Reggio Emilia Delrio ha avuto modo di conoscere da vicino il mondo delle grandi opere. Durante il suo mandato viene infatti appaltata e realizzata la stazione Mediopadana dell'Alta velocità ferroviaria, progettata dall'architetto Santiago Calatrava.

Una grande opera che manifesta tutti i "vizietti" del genere: netta differenza di costo tra progetto iniziale e il progetto finale; ribasso d'asta in sede di appalto, con "recupero" dei costi in fase di realizzazione; sospetti di infiltrazioni della malavita; slittamento dei tempi di consegna dell'opera.

Il progetto iniziale della stazione, in base al quale la città ha deliberato la realizzazione dell'opera, è passato da 38,8 (2002) milioni ai 79 finali (2007). L'opera viene affidata senza gara al consorzio Cepav, che appena tre mesi dopo aver sottoscritto il contratto, spara una richiesta di 30 milioni extracosti, facendo schizzare il preventivo da 79 a 110 milioni. Il gioco però non riesce. Delrio – che già aveva chiarito all'ad delle Ferrovie, Mauro Moretti, di essere contrario all'affidamento dei lavori senza gara – non ne vuole sapere di partecipare agli extracosti. Alla fine a cedere è il consorzio Cepav.

Viene indetta una gara, vinta dal consorzio guidato da Cimolai (nel febbraio del 2009). Rispetto alla base d'asta di 79 milioni, l'opera viene aggiudicata a 67 milioni. Ma la questione si chiude in modo non del tutto chiaro. Il costo finale – dice infatti lo stesso Deliro – è pari a quello iniziale del bando di appalto tuttavia, aggiunge, «tale ribasso viene mantenuto all'interno della lavorazione: abbiamo infatti insistito affinché la somma ottenuta con il ribasso, somma a disposizione di Rfi, non venisse trasferita su altri lavori di Rfi, ma venisse utilizzata per migliorie necessarie alla stazione, come opere complementari e qualità dell'opera stessa».