Condividi, , Google Plus, LinkedIn,

Stampa

Posted in:

Le stabilizzatrici trainate

La stabilizzazione delle terre non è ambito esclusivo per le grandi macchine. Per far fronte alla necessità di piccoli cantieri o situazioni dove la logistica non consente di operare con le unità maggiori, le stabilizzatrici trainate possono essere la scelta ottimale

Le stabilizzatrici trainate

Stabilizzare, in senso lato, significa migliorare e rendere disponibili all’utilizzo di cantiere materiali marginali o non adeguati. Un’operazione semplice quanto rivoluzionaria nella sua concezione: prendere quello che si dovrebbe “buttare via” e renderlo un materiale affidabile. Nella stabilizzazione a calce in particolare quasi un’alchimia, dove la calce è la pietra filosofale, se il tutto non fosse riconducibile a processi fisico-chimici scientificamente ben definiti e noti.

Da qui ne deriva un grande risparmio economico e una minimizzazione dell’importazione e dell’esportazione da/per il cantiere con i relativi impatti ambientali, cioè un’opzione di intelligenza – e non una dubbia scorciatoia tecnica – indipendentemente dai volumi in gioco. Non esiste un limite di volume imposto, ma solo un necessario ritorno economico nel rispetto della qualità tecnica del lavoro.

Se si pensa alle innumerevoli possibili applicazioni sulla viabilità minore, strade di accesso a siti industriali, ai cantieri, ai poli logistici, alle strade forestali non ci si può che convincere che la stabilizzazione – a calce o cemento che sia – ancora non ha la diffusione che meriterebbe. Tuttavia bisogna tener conto che un treno di stabilizzazione pesante (macchine e spandileganti semoventi) richiede un significativo investimento economico e trattandosi di macchine di grande produttività il ritorno è naturalmente condizionato dal volumi dei lavori. Inoltre la logistica di alcuni piccoli cantieri spesso non si attaglia all’impiego di grandi macchine.

Per questo tipo di lavorazioni occorre la macchina giusta, ossia la macchina che sia commisurata nell’investimento, nelle dimensioni, nei trasporti, nell’agilità, al taglio di lavoro, senza per questo rinunciare alla efficienza ed efficacia delle macchine più grandi. L’ampia gamma delle stabilizzatrici Wirtgen è pensata d’altronde per far fronte a diverse esigenze applicative e ciascun modello è complementare all’altro. Dalla trainata WS150 (1,5 m e 200 CV) alla semovente WR250 (2,5 m e 760 CV).

In particolare, le WS trainate si distinguono dalle WR per una diversa e semplificata architettura; al contrario delle ultime non hanno la doppia veste di stabilizzatrici/riciclatrice, cioè non sono progettate per il recupero di pavimentazioni ammalorate ma solo per la stabilizzazione delle terre o al più per la miscelazione di materiali granulari non legati. Una macchina trainata ha del resto dei limiti applicativi che vanno rispettati.

Come esempio di applicazione di una WS250 si vuole prendere spunto da un recente lavoro nel torinese. Il cantiere della discarica di Barricalla (TO) prevedeva la realizzazione di uno scavo per una discarica e il contestuale “rivestimento” delle pareti con materiale stabilizzato a cemento al fine di migliorarne le caratteristiche geotecniche. Il progetto prevedeva la miscelazione di terreni argillosi (A6) non con calce ma con il 3% di cemento.