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La realizzazione del ponte sospeso di Kamoro

Un’opera forse tra le più belle tra i ponti sospesi del Madagascar e di luce medio-piccola, utilizzati diffusamente in molti attraversamenti fluviali in Europa e in Africa nei primi anni del secolo scorso

La realizzazione del ponte sospeso di Kamoro

Per i cavi di sospensione si è adottato il sistema già utilizzato dalla Integra insieme a Tensa per il ponte sospeso di Chiani in Algeria. In pratica, si utilizza la tecnologia degli stralli, ovvero trefoli arrangiati in cavi e ancoraggi standard con piastre e cunei. Per il nuovo ponte di Kamoro sono stati adottati 4+4 cavi da 29 trefoli 06” super in modo da ottenere una sezione esagonale compatta (5+6+7+6+5 trefoli). Essendo i singoli cavi non contenuti in un tubo in PHDE come si fa con gli stralli, in quanto complicherebbe enormemente la posa in opera dei collari per l’attacco dei pendini e sarebbe comunque altamente improbabile ottenere la tenuta stagna del sistema, sono stati utilizzati trefoli protetti con resina e vipla.

Il rivestimento in resina è senz’altro utile in quanto pensare di mettere in opera i trefoli, soprattutto in Africa, senza danneggiare la vipla è quanto meno velleitario; la resina è invece molto più tenace e più difficile da scalfire. Anche per i collari è stata riproposta la soluzione già collaudata con il ponte di Chiani, cioè quella di realizzarli lavorando a macchina delle piastre di grande spessore. La soluzione è pratica ma conduce ad elementi molto pesanti e strutturalmente inefficienti.

Per questi elementi deve essere possibile utilizzare una soluzione pressopiegata che permetta di renderli molto più leggeri. La loro istallazione è infatti terribilmente semplificata se si riesce a tenerli entro un peso manovrabile a mano. Da notare come questi collari permettano la rimozione di un cavo alla volta, caratteristica irrinunciabile in quanto consente la sostituzione del sistema di sospensione un cavo alla volta, senza necessità di prevedere un sistema ausiliario di sostentamento dell’impalcato.

Un aspetto che sicuramente non passa inosservato del nuovo ponte sono i pendini non verticali, ma bensì perpendicolari ai cavi di sospensione e quindi radiali. Questa configurazione si è resa necessaria per non trasmettere eccessive forze tangenziali tra pendini e cavi di sospensione; diversamente si potrebbe avere scorrimento, a lungo termine, dei collari sui cavi.

In effetti, le prove condotte in laboratorio per verificare la capacità a breve e lungo termine di trasferire forze tangenziali ai cavi realizzati con trefoli viplati hanno mostrato che essa è più che discreta, ma certo non è paragonabile a quella dei sistemi in cui i collari sono a diretto contatto con l’acciaio delle funi. Nel caso del ponte di Chiani, in cui i collari erano molto ravvicinati e la componente tangenziale modesta, si mantennero i pendini verticali anche perché si attaccavano all’impalcato originale che – come nel caso del vecchio Kamoro – ha la necessità di essere sostenuto su ciascun trasverso ad interasse di poco superiore al metro.

Per il nuovo ponte di Kamoro, l’interasse pendini è invece pari a 6 m circa e quindi le forze tangenziali sono ben maggiori, anche per il peso molto superiore dell’impalcato. Non conoscendo quindi l’esatto comportamento meccanico (viscoso) a lungo termine della vipla, si è preferito disporre i pendini perpendicolarmente ai cavi di sospensione anziché all’impalcato. Peraltro, i test numerici condotti hanno mostrato che inclinando i pendini non si ha una apprezzabile perdita di efficienza del sistema né tale configurazione presenta particolari controindicazioni costruttive.