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Il funzionario responsabile della gestione delle reti stradali: bersaglio “fisso”

Maurizio Crispino

Più di una volta chi scrive ha ritenuto di richiamare l’attenzione del Lettore sulle numerose criticità che caratterizzano la gestione del patrimonio pubblico stradale, evidenziando peraltro come tra le varie problematiche ve ne sia una in particolare piuttosto rilevante, concernente il modello organizzativo e di controllo totalmente chiuso su stesso all’interno dell’Ente, privo dunque di Enti/Organismi di controllo esterni all’Ente stesso.

Ciò consente all’Ente di poter operare praticamente indisturbato, con evidenti conseguenze che tracciano un percorso senza ritorno attesa l’impossibilità di disporre nel futuro di risorse atte a recuperare l’arretrato manutentivo che si sta maturando nel tempo.

In questo contesto, sotto “accusa” è dunque la gestione della rete da parte dell’Ente che ne è proprietario ma anche il modello complessivo nel quale l’Ente si trova ad operare e che l’Ente stesso non ritiene, e forse non può, in alcun modo modificare e migliorare.

Come si è detto in altre circostanze, il ruolo di controllo effettivo sull’operato dell’Ente viene così assunto dalle Procure quando però è troppo tardi, ovvero quando l’evento nefasto è avvenuto (un crollo, un incidente, ecc.), con conseguenze spesso tragiche. Formalmente, però, sotto accusa non finisce l’“Ente”, ma i suoi Funzionari, e su questo punto è opportuno fare una riflessione, di particolare attualità in questa epoca di scarsità di investimenti nel settore infrastrutturale.

I Funzionari di settore dell’Ente si trovano a gestire le reti con disponibilità finanziare limitate, ampiamente inferiori alle necessità. Gli interventi che essi possono realizzare non solo non riescono ad esaurire le esigenze ma, anzi, a coprirle solo in minima parte. Anche gli adeguamenti per aggiornamenti normativi (ad esempio: dei dispositivi di ritenuta) sono notoriamente in “sofferenza”.

Non sono necessarie complesse valutazioni per comprendere che ciò è causa di generazione di condizioni funzionali/strutturali dell’infrastruttura carenti, persino sotto le soglie di accettabilità, soglie di accettabilità, peraltro, che nel nostro Paese, forse anche per questi motivi, evitiamo ancora di voler chiaramente definire, lasciando che lo facciano poi, di volta in volta, i Periti nei Tribunali.

Le carenze strutturali si ripercuotono sull’affidabilità dell’infrastruttura, aprendo non poche e non semplici questioni, non disgiunte, anzi, da quelle che scaturiscono dalle carenze di tipo funzionale. E se dalle une o dalle altre carenze deriva poi l’evento nefasto di cui si diceva in precedenza? La Procura individua nel Funzionario il potenziale centro di imputazione di responsabilità per non aver appropriatamente mantenuto l’infrastruttura.

Le imputazioni possono certamente essere conseguenze di imperizia, negligenza o violazioni di Norme, ma si deve verificare con attenzione che il problema non derivi da inadeguatezza ed insufficienza di risorse (ciò ovviamente non deve costituire un alibi).

Di cosa può essere accusato il Funzionario se si è trovato nell’impossibilità di eseguire quanto necessario per insufficiente disponibilità finanziarie? E soprattutto: è il Funzionario che deve rispondere o l’Organismo decisionale e di governo interno all’Ente che ha definito le risorse da allocare per le diverse voci di spesa, e dunque anche per la manutenzione (o adeguamento/miglioramento) della rete stradale? E se le responsabilità fossero ancora più in alto, visto che anche l’Ente non ha risorse illimitate ma vengono vinco late da Leggi dello Stato, spesso anche opinabili poiché sotto il nome di “riduzione degli sprechi” vengono ridotte, anzi tagliate, spese essenziali?

Il Funzionario assume quindi, in questo contesto, inevitabilmente il ruolo di “bersaglio” (peraltro fisso, neanche mobile come il titolo di un famoso film che aveva come protagonista un intrepido agente segreto di nome James Bond), costantemente esposto al rischio di rispondere personalmente delle conseguenze derivanti ad una infrastruttura allorquando la mancanza di adeguate risorse la conduce verso carenti condizioni. Egli è certamente consapevole di questa fortissima esposizione, assunta forse per un indomito spirito di servizio e abnegazione alla professione, anche se la connotazione meramente razionale di tale comportamento lascia piano piano, inevitabilmente, il posto a pura “incoscienza”: basterebbe pensare alle conseguenze di una imputazione ed al potenziale scrupolo di non aver potuto fare abbastanza per evitare il verificarsi dell’evento di cui è ritenuto responsabile.

I Funzionari sono spesso sul punto di minacciare la chiusura di una strada ma di fatto sentono che sarebbe il fallimento della loro mission, oltre che il venir meno alle necessità inderogabili di una mobilità che non può più fare a meno di nessuno dei rami di una rete, pena la congestione, possibili accuse di interruzione di pubblico servizio, ecc.. E poi basterebbe un articolo con un titolo ad effetto sulla pagina del quotidiano locale perché la sfera politica obblighi il Funzionario a ripensarci.

Ciò debitamente premesso, chi scrive ritiene che in tale contesto si possa, anzi, si debba, individuare però un punto su cui lavorare, da un lato per sollevare i Funzionari da responsabilità che esulano dalla loro sfera di competenza e decisionale, dall’altro individuando allo stesso tempo un processo virtuoso che consenta di fare qualche passo importante nella direzione della Gestione, così da generare benefici effetti collaterali anche sulla qualità della rete.

E’ necessario, allo scopo, cominciare ad attuare presso gli Enti il monitoraggio della rete, pervenendo dunque alla formazione di un quadro conoscitivo dettagliato basato su indicatori prestazionali, individuando poi le necessità in termini di manutenzione, adeguamenti, miglioramenti, ecc. e le relative priorità, analizzando quindi diversi scenari di investimento e i relativi risultati conseguibili (ad esempio: con l’investimento attualmente erogato, in tre anni il 50% della rete avrà un’aderenza inferiore ad una soglia di accettabilità).

Un quadro così chiaro, con le relativi previsioni pluriennali, fornito alla sfera politica/decisionale, non può non determinare una nuova e diversa consapevolezza nelle scelte da assumere, la loro tracciabilità, e finalmente una coerente, chiara e corretta assunzione e attribuzione di responsabilità. Qualunque sarà poi la scelta operata dal decisore in termini di riduzione di risorse rispetto alle necessità, le stesse risorse dovranno essere correttamente gestite dal Funzionario che avrà, ora, la responsabilità chiara, definita e perimetrata, di spenderle al meglio, di questo egli dovrà rispondere e non di altro.

In definitiva, dall’attuale confuso quadro di responsabilità si potrà uscire solo attivando moderni, efficaci e oggettivi sistemi di gestione delle reti e di supporto alle decisioni per la pianificazione degli interventi, che consentano di svolgere analisi, previsioni, valutazioni, ecc., i cui risultati – portati nei consessi opportuni – guidino verso scelte oculate utilizzando un ampio ed accurato insieme di informazioni tecnico-economiche oggi generalmente ignorate dal decisore.

Su questa strada, forse il Funzionario riesce a spogliarsi dell’attuale ruolo di bersaglio “fisso”.