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Saint-Martin-La-Porte: viaggio nel cantiere francese della Torino-Lione

Tecnologie del sotterraneo alla prova in una delle zone più difficili del massiccio alpino

Saint-Martin-La-Porte: viaggio nel cantiere francese della Torino-Lione

L’armatura della galleria

L’area, ora superata, è stata rinforzata con centinature metalliche a sostegno dei conci. Un’operazione, prevista fin dalla fase di progettazione della galleria, resa possibile grazie a uno spazio di 15 cm lasciato intenzionalmente tra i conci e il diametro interno teorico del tunnel. In questo modo, le centine possono essere aggiunte quando necessario senza ridurre la sezione utile e quindi senza dover riprendere il rivestimento.

Una tipologia diversa di conci, più resistente, è stata utilizzata per il rivestimento di questa sezione. Federica ha ripreso progressivamente ad avanzare e ora procede alla sua velocità di crociera. L’impiego di una fresa progettata su misura per questo tratto alpino ha permesso di superare brillantemente l’incidente geologico verificatosi, fornendo peraltro un ritorno di esperienza prezioso per le squadre all’opera. Nell’Agosto 2017, per esempio, una faglia geologica simile è stata superata senza dover arrestare la TBM.

La fabbrica dei conci

Ricavata in una vecchia segheria abbandonata, restituita a nuova vita, la fabbrica dei conci impiegati nel rivestimento del tunnel di base si trova a 3 km dal cantiere di Saint-Martin-la-Porte ed è collegata a quest’ultimo da un sistema di nastri trasportatori elettrici. Una soluzione ecologica per il trasporto dello smarino che evita il ricorso ai camion.

Circa 100 operai lavorano in questo impianto, altamente automatizzato, in cui vengono fabbricati 90 conci al giorno. In totale per gli 8,7 km di tunnel ne serviranno 5.824 (un anello di rivestimento del tunnel richiede la posa di otto conci più la chiave di volta). Nella fabbrica verrà reimpiegato il 60% del materiale di scavo proveniente dalla galleria geognostica. Il tetto dell’edificio è inoltre coperto da 2.500 m2 di pannelli fotovoltaici.