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Rinforzi strutturali con U.H.P.F.R.C.C. per impalcati

Presso il sovrappasso di diramazione per Fiorenzuola d’Arda dell’Autostrada A21 Piacenza-Brescia, l’incremento dei parametri di sollecitazione resistenti della soletta mediante l’utilizzo di calcestruzzo predosato marcato ce colabile fibrorinforzato a comportamento incrudente per il successivo adeguamento, tramite sostituzione, delle barriere di sicurezza stradale bordo ponte

Rinforzi strutturali con U.H.P.F.R.C.C. per impalcati

Il campo prova

Al fine di verificare l’efficacia della soluzione prevista, Mapei si è da subito resa disponibile ad organizzare un campo prova sperimentale in scala reale presso il proprio laboratorio di Via Cafiero a Milano, mettendo a disposizione le proprie tecnologie e i propri Tecnici. Su una superficie in calcestruzzo delle dimensioni di circa 3×4 m, inclinata con la stessa pendenza dell’impalcato e irruvidita secondo quanto richiesto dalla scheda tecnica di prodotto, sono state simulate tutte le effettive varie fasi realizzative di cantiere relative al getto del betoncino fibrorinforzato. A seguito di tale esperienza è stata infine redatta una apposita procedura operativa di riferimento a cui si è dovuta attenere l’Impresa esecutrice in fase costruttiva.

L’applicazione in cantiere

La preparazione del supporto ha previsto, dopo la rimozione di tutto l’asfalto e dello strato impermeabilizzante, l’irruvidimento, mediante fresatura, dell’estradosso della soletta fino al raggiungimento di una scabrosità minima pari a 5 mm, avendo cura di rimuovere nel contempo tutto il calcestruzzo deteriorato e in fase di distacco, eventuali residui della vecchia impermeabilizzazione o del manto stradale e quant’altro potesse ostacolare l’adesione del nuovo rivestimento, così da ottenere un sottofondo pulito, solido e resistente. Sono stati spianati anche i precedenti interventi di ripristino emersi in soletta, in quanto fuori spessore rispetto al piano originario dell’impalcato.

Visto il loro perfetto stato di conservazione, le poche armature accidentalmente scoperte a causa del copriferro ridotto non sono state oggetto di pulizia o sabbiatura. Il grado di scabrezza richiesto per il supporto è stato analizzato con il metodo della “chiazza di sabbia” secondo il §7.2 della UNI EN 1766, e il coefficiente di rugosità è risultato essere sempre conforme. A margine di questo test si è verificato l’irruvidimento della soletta anche mediante un profilografo “a pettine”. Dopo un accurato idrolavaggio ad alta pressione della superficie, al fine di eliminare completamente i residui di polvere e altri elementi estranei, è stato organizzato il getto del Planitop HPC Floor 46.

Il confezionamento dell’impasto è avvenuto tramite benna miscelatrice da 1 m3, capace di contenere e miscelare un saccone da 1.000 kg di Planitop HPC Floor 46 con l’acqua e con il Mapecure SRA secondo le indicazioni fornite dalla procedura operativa già citata in precedenza. La miscelazione ad azione forzata di ogni bigbag è stata protratta per almeno 5-10 minuti oltre la fase di caricamento, avendo cura di invertire più volte il senso di rotazione dell’elica in modo da ottenere un impasto omogeneo e privo di grumi.

Successivamente, l’impasto è stato trasferito in una seconda benna miscelatrice di 0,70 m3 di volume, così da liberare la prima benna e dedicarla all’impasto del successivo big-bag, eseguendo il getto tramite la bocchetta di scarico presente sul fondo. Durante il trasferimento del prodotto tra le due benne, è stato fondamentale prevedere che anche l’elica della seconda benna fosse sempre in rotazione. Considerata l’estrema rapidità di maturazione del prodotto, la lavorazione in parallelo con due mezzi si è resa indispensabile per ridurre i tempi d’attesa tra vari scarichi ed evitare la formazione di riprese di getto.