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Conglomerato bituminoso di recupero: il riutilizzo in impianto

Alla base della sua filosofia, il Gruppo Ammann considera una risorsa il conglomerato bituminoso di recupero, puntando su tecnologie che consentano di utilizzarlo al meglio

Le soluzioni e le fattibilità tecniche

Come sopra menzionato, Ammann offre diverse soluzioni tecniche per l’utilizzo in impianto del conglomerato bituminoso di recupero, ma tutte rigorosamente guidate dal concetto tecnologico appena esposto, ad esempio, pur avendo la fattibilità tecnica di inserire il conglomerato di recupero nel mescolatore fino al 40-50%, è decisamente sconsigliato. Vale a dire che per introdurre il 40% di conglomerato di recupero direttamente nel mescolatore gli aggregati vergini devono essere surriscaldati a 370 °C; è quindi ragionevole non introdurne più del 20%, per asciugare e riscaldare il quale è sufficiente portare gli aggregati vergini fino a circa 200-220 °C.

Per utilizzare percentuali rilevanti di conglomerato di recupero senza danneggiare irrimediabilmente il bitume in esso contenuto è opportuno essiccarlo e innalzarne il livello termico attraverso l’utilizzo di essiccatori. La sfida tecnologica risiede nel controllo del trasferimento dell’energia termica all’interno dell’essiccatore per evitare che il bitume subisca degli shock termici. Attraverso la collaborazione con l’Università e il Centro Ricerche Ammann è stata messa a punto la tecnologia RAH, che permette un utilizzo in impianto fino al 50% in anello e al 100% con tamburo dedicato.

Ammann è la prima al mondo ad aver introdotto gli impianti HRT, High Recycling Technology, che – attraverso l’utilizzo di essiccatori dedicati a scambio indiretto – arrivano a gestire elevatissime percentuali di conglomerato di recupero. Tornando alla tecnologia RAH, il miglior compromesso tra costi e prestazioni è l’RAH50, introdotto nel mercato nel 2010 che è stato venduto in più di 200 esemplari in tutto il mondo.

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