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Il ponte degli Acquedotti a Tivoli tra resti archeologici e orografia complessa

Con la nuova opera sarà finalmente risolto il problema della fluidità e della sicurezza stradale della S.P. 33 “Empolitana” nel tratto di collegamento tra l’abitato di Tivoli e lo svincolo autostradale di Castel Madama

Il ponte degli Acquedotti a Tivoli tra resti archeologici e orografia complessa

Il tratto in oggetto è quello subito a valle dell’abitato di Monitola (RM), dove si verificano tre restringimenti di carreggiata successivi che costringono i veicoli a un senso unico di marcia alternato, dovuti sia a preesistenze archeologiche di epoca romana (acquedotti), sia alla ridotta sezione stradale disponibile sul ponte esistente di attraversamento del fosso dell’Empiglione, realizzato nella seconda metà del Settecento.

La nuova infrastruttura consentirà di risolvere tali problematiche evitando quindi la formazione di lunghe code di veicoli nelle ore di punta e raggiungendo un adeguato livello di sicurezza stradale.

  • Ponti
    1 integra
    Vista aerea della zona d’intervento con i due acquedotti romani
  • Pila
    2 integra
    Il ponte settecentesco sul fosso dell’Empiglione
  • Acciaio Cor-Ten
    3 integra
    La soluzione vincente con la pila a cavalletto
  • Impalcato
    4 integra
    Un rendering della soluzione vincente con la pila a cavalletto
  • Tivoli
    5 integra
    Il percorso di metamorfosi: dall’arco romano in muratura alla pila a cavalletto in acciaio Cor-Ten
  • Sicurezza stradale
    6 integra
    Gli spettri sismici ricavati dalla RSL per i quattro siti di appoggio delle fondazioni confrontati con quelli di Normativa (metodo semplificato)
  • S.P. 33 “Empolitana”
    7 integra
    La sezione geologica trasversale alla pila di fondo alveo
  • Empiglione
    8 integra
    La sezione trasversale d’impalcato
  • Traffico
    9 integra
    Le caratteristiche dei ritegni elastoplastici

La storia del progetto

La necessità di questo intervento venne riconosciuta già negli ultimi decenni del secolo scorso con il forte incremento di traffico causato dall’aumento del parco veicoli circolante e del pendolarismo su Roma. È però nei primi anni 2000 che si sviluppano una serie di progettazioni preliminari, che si sono nel tempo evolute tenendo conto che il nodo della viabilità è rimasto tale e quale perché, fortunatamente, permane l’esigenza di mobilità di persone e merci.

Nel caso specifico, i “tempi archeologici” richiesti per sbloccare l’intervento sono parzialmente giustificati dalle indubbie difficoltà legate all’orografia dei luoghi e alle preesistenze romane di indubbio valore. Per by-passare questi interessanti resti archeologici (gli acquedotti Anio Vetus ed Anio Novus) è richiesta, in effetti, un’opera piuttosto importante in quanto l’unico allineamento possibile è quello che attraversa con forte obliquità l’incisione del torrente Empiglione, che risulta abbastanza profonda e con versanti acclivi cosparsi di ruderi romani, in sede o crollati.