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Il computo metrico estimativo ambientale per le strade

Gli aspetti ambientali correlati alle attività antropiche hanno assunto, negli ultimi decenni, un crescente rilievo viste le connesse problematiche energetiche, climatiche, sociali e politiche

Il computo metrico estimativo ambientale per le strade

Secondo quanto espresso nel 1987 dal primo rapporto della Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo (WCED) “Our Common Future”, lo sviluppo sostenibile deve rispondere alle “necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie”.

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Lo sviluppo sostenibile è perciò strettamente correlato al mantenimento degli equilibri naturali, non considerando solo i fattori economici di un’opera ma valutandone anche le conseguenze ambientali e sociali. In sintesi, deve essere in grado di scegliere una buona soluzione tecnica, che permetta di lavorare con risorse limitate per raggiungere gli obiettivi di progetto, bilanciando interessi che competono tra loro e spesso sono in contraddizione.

Per la Federazione Europea delle Strade (ERF), il concetto di sostenibilità può essere applicato anche alle strade. È dunque necessario che sia definito un metodo di approccio alla valutazione ambientale dei progetti stradali fondato sulla conoscenza e la quantificazione, attraverso opportuni indicatori chimici o fisici, delle conseguenze ambientali e sociali associate a ciascun materiale o lavorazione stradale.

Il quadro normativo europeo

La problematica degli aspetti ambientali nella spesa della Pubblica Amministrazione (PA) compare per la prima volta nel Libro Verde “Gli appalti pubblici nell’Unione Europea”, che introduce la possibilità di integrare aspetti di carattere ambientale nella definizione delle procedure per acquisti di beni e servizi e per la realizzazione di opere. Nel Libro Verde si prende atto del ruolo di Consumatore della PA, che può condizionare il mercato dei Fornitori verso prodotti e processi produttivi che perseguano la sostenibilità rappresentando circa il 17% del PIL nella UE. Per tale ragione, il Legislatore comunitario nella Comunicazione COM(2001)264 ha sottolineato che gli stati membri dovrebbero avvalersi degli appalti pubblici per favorire prodotti e servizi compatibili con l’ambiente, chiarendo le possibilità offerte dal diritto comunitario di integrare le considerazioni ambientali nelle procedure di appalto pubblico nella Comunicazione interpretativa della Commissione COM(2001)274.

Nella Comunicazione della Commissione COM(2003)302 “Politica integrata dei prodotti – Sviluppare il concetto di ciclo di vita” è espressamente previsto che gli Stati membri si dotino di Piani d’Azione Nazionali per il Green Public Procurement (GPP).

Il GPP è uno strumento volontario di politica ambientale definito dalla Commissione Europea come “… l’approccio in base al quale le Amministrazioni Pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto, incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca delle soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull’ambiente lungo l’intero ciclo di vita”. Criteri ambientali ambiziosi, scientificamente supportati, facilmente verificabili, fonte di stimolo per le innovazioni di prodotto e di processo contribuiscono alla riduzione delle pressioni sull’ambiente, al rispetto delle disposizioni normative e di indirizzo previste in materia e alla razionalizzazione della spesa pubblica. Recentemente, la Comunicazione COM(2010)31 “Sesto Programma di azione ambientale “Environment 2010: our future, our choice” ha evidenziato il contributo che il settore degli acquisti pubblici può apportare alla tutela ambientale.

La Commissione Europea ha emanato la Comunicazione (COM(2008)400) “Appalti pubblici per un ambiente migliore” che stabilisce obiettivi per la diffusione degli appalti pubblici verdi negli Stati membri stabilendo precisi target quantitativi, indicatori e sistemi di monitoraggio comuni a tutta l’UE. La Comunicazione della Commissione (COM(2010)2020) “Europa 2020 – Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” punta sugli appalti pubblici per aumentare l’occupazione e favorire la transizione verso un’economia efficiente sotto il profilo delle risorse e a basse emissioni di carbonio, ad esempio promuovendo un più ampio ricorso agli appalti pubblici “verdi”.

Nel 2011 la Commissione Europea ha adottato un Libro Verde sulla modernizzazione della politica dell’UE in materia di appalti pubblici (COM(2011)15), nel quale si sottolinea il grande contributo che gli appalti pubblici possono offrire al raggiungimento degli obiettivi della COM(2010)2020 e vengono individuati gli aspetti che potrebbero essere oggetto di modifiche e adeguamenti alla Normativa UE vigente in questo settore.

Il GPP per le costruzioni stradali: stato dell’arte, criticità e problemi

Finora il GPP è stato scarsamente applicato negli appalti di lavori di costruzione, anche negli Stati membri storicamente più sensibili alle problematiche ambientali e di sostenibilità, più avanzati dal punto di vista culturale/tecnico/amministrativo/procedurale, le cui Pubbliche Amministrazioni hanno raggiunto elevate percentuali di acquisti verdi quasi esclusivamente su prodotti e servizi. 

Introdurre considerazioni di natura ambientale nelle gare di appalto non è prassi corrente e richiede speciali politiche da parte degli Organi governativi interessati. Coinvolgendo in modo esplicito la sostenibilità in tutti gli stadi sarà possibile ottenere livelli più alti di compatibilità ambientale sia nei Bandi sia nelle realizzazioni. La discussione in merito agli “acquisti verdi” in questo settore viene frequentemente ridotta alla definizione di criteri ambientali minimi per le singole categorie di approvvigionamenti necessari alla costruzione e manutenzione, tipicamente aggregati, leganti, additivi.

In fase di progetto i criteri ambientali non possono riferirsi semplicemente a prestazioni ambientali di materiali e/o prodotti da costruzione ma devono rendere “verde” il progetto caso per caso, in quanto le scelte per la sua definizione non possono mai prescindere dalla sua particolare collocazione e dalle disponibilità locali di materiali, evitando così il rischio di giudicare più “verde”, a prima vista, un acquisto environment consuming che in quel caso è il meno impattante dal “solo” punto di vista delle prestazioni ambientali dei materiali.

Pertanto, si intravvede la chiara necessità di metodologie operative efficaci e concludenti, al fine di realizzare davvero la “strada verde” e definirne quantitativamente il grado di sostenibilità ambientale (vale a dire la tonalità e l’intensità di “verde”). È questo un dovere preciso delle Pubbliche Amministrazioni, in Italia riconosciuto anche dalla Corte Costituzionale, che ha individuato l’ambiente quale bene immateriale unitario ed elemento determinativo della qualità della vita, valore fondamentale dell’ordinamento e interesse della collettività.

La metodologia di analisi e gli strumenti operativi

La modalità operativa con la quale si può tendere all’obiettivo della Strada Verde è l’inserimento di criteri ambientali oggettivi e confrontabili nelle fasi di progettazione, costruzione e manutenzione della strada. La specificità e unicità di ogni progetto, oggettivamente descritta dal Computo Metrico Estimativo (CME) elaborato per la stima dei costi, richiede l’elaborazione di un documento ambientale altrettanto oggettivo, ma versatile, strutturato secondo lo schema del CME, per la stima degli effetti ambientali. Il Computo Metrico Estimativo Ambientale (CMEA) consente il confronto tra soluzioni ed alternative su larga scala (progetto preliminare), tra diverse opzioni costruttive e materiali (progetto definitivo), il confronto tra le offerte delle imprese (fase di gara), nonché la valutazione di varianti, migliorie e materiali alternativi (fase di costruzione).